Banca_Marche.jpg

Login

Chi è online

 104 visitatori online

Utenti registrati Online

No
Home Gazzetta dj Comunicati Roma: Quel lontano 16 marzo 1978, un giorno da non dimenticare
Roma: Quel lontano 16 marzo 1978, un giorno da non dimenticare PDF Stampa E-mail
Venerdì 16 Marzo 2018 16:38

Roma Quel lontano 16 marzo 1978 un giorno da non dimenticareChi visse il giorno del rapimento di Aldo Moro e dell’assassinio dei cinque componenti la scorta, i carabinieri Oreste Leonardi e Domenico Ricci e gli agenti di Polizia Francesco Zizzi, Giulio Rivera e Raffaele Iozzino, non lo ha certamente dimenticato. Fu un giorno che sconvolse l’Italia, aldilà delle differenze politiche e fece prendere coscienza della fragilità del paese, un “buco nero” della nostra contemporaneità, la conclusione tragica di un decennio di violenze, attentati, morti. Per 55 giorni l’Italia visse col fiato sospeso, paralizzata da paure mai provate, con l’impressione che lo Stato fosse paralizzato, impotente, incapace di reagire, impressionata già tre giorni dopo il rapimento dalla immagine di Aldo Moro  in camicia con alle spalle un drappo, sicuramente rosso e la stella sghimbescia, logo tristemente noto delle BR. Come qualcuno ha detto, c’è un oceano di pubblicazioni, cinque processi e sette commissioni parlamentari, ma ancora restano dubbi, sospetti,perplessità.  Moro si trovò a operare alla fine di un periodo, al confine fra una vecchia politica e alla necessità di individuarne una nuova. Gli anni settanta si aprono sotto il segno di una triplice crisi, economica, sociale e delle istituzioni. Se non si rileggono quegli anni, non si riesce ad inquadrare il processo di deterioramento della politica italiana, dei partiti, che nel rapimento ed assassinio di Aldo Moro trovò il momento più drammatico, doloroso e sconvolgente. Quegli anni settanta, figli diretti del ’68, fenomeno complesso, partito dai giovani, un turbinio di passioni, parole, gesti,  rivolta, illusioni, che non finì il 31 dicembre dell’anno. Ma il ’68 non fu solo “contestazione giovanile”, solo follie da “maggio francese”,  soffocato manu militari dal Generale De Gaulle con il contributo del generale Massu, suo storico antagonista in Algeria. Il ’68 fu anche lotte operaie che portarono cambiamenti sostanziali nel mondo del lavoro e dei sindacati e una maggior consapevolezza nella società civile. Anche la Chiesa, con il Concilio Vaticano II, si presenta con un volto nuovo. Il ’68 ha dato vita ad uno dei momenti più convulsi e instabili della nostra storia recente, quegli anni settanta , i peggiori anni dalla nascita della Repubblica e punto di partenza del terrorismo e della violenza organizzata, di “destra” e di “sinistra”, quasi uno studiato bilanciamento di una orrenda realtà.  Moro capì ciò che stava accadendo. Talvolta in contrasto con il suo stesso partito. Moro fu tra i pochissimi a tener conto della importante posizione dell’Italia nel quadro internazionale. E questo è un dato importante, perché ci libera dal racconto che Moro non fosse “gradito” agli americani e in particolare, a Henry Kissinger  che, con il suo talvolta anzi spesso cinico pragmatismo, faceva fatica a capire il lucido ragionamento del leader italiano che non era quello di un accordo tout court con Botteghe Oscure, ma invece quello di un allargamento dell’area della democrazia per giungere ad un sistema di alternanze.  Un disegno purtroppo interrotto, non solo per Moro, ma anche per Berlinguer, perché non pochi dicevano ”i tempi non sono maturi”, che tradotto dal politichese significa: “ non se ne deve far niente”. La DC e il PCI erano “integrati”, stante la divisione, nei due blocchi in una formula semplice: noi governiamo e voi fate l’opposizione per poi passare all’incasso elettorale. Questa formula, per molti comoda, aveva ingessato il sistema, facendo dell’Italia un paese anomalo tra le democrazie occidentali. Sono passati quarant’anni. Una rilettura attenta del percorso politico di Moro , epurato da quella irritante vulgata che lo ha dipinto come personaggio contorto e fumoso, ci porta inesorabilmente ad una analisi del presente, che vive una crisi valoriale e politica come non mai. La lezione di Moro anche in periodo di mutazioni epocali, rimane sempre di attualità. E proprio la rilettura della sua politica, del suo pensiero che sono importanti. E questo è lavoro di altri, non di commissioni di tutti i generi e di autori alla ricerca di scoop. Abbiamo 55 giorni per pensare.   Angelo Sferrazza.

da ANPC Nazionale

 

Per aggiungere un commento devi registrarti.

Ultimi commenti

  • Ostra Vetere: Circolano strane voci clamorose sul futuro del Comune

    montenovonostro 05.05.2013 12:48
    Cosa sta succedendo in paese? montenovonostro
     
  • Marche: Ma quanto incassa un burocrate in regione?

    scelpo 05.09.2012 15:55
    Per essere di sinistra guadagna più di trenta pensionati sociali messi insieme. Complimenti che ...
     
  • Marche: L’Assemblea legislativa aveva approvato misure di contenimento della spesa

    capra 02.09.2012 21:26
    Ma del Contidino, no?
     
  • Marche: L’Assemblea legislativa aveva approvato misure di contenimento della spesa

    ApiK 01.09.2012 21:30
    Di chi è la colpa se il bove è fuggito?
     
  • Marche: L’Assemblea legislativa aveva approvato misure di contenimento della spesa

    scelpo 31.08.2012 18:13
    Ma non serve chiudere la stalla quando il bove è fuggito.