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Home Comunità Scelta Popolare Ostra Vetere: I responsabili politici e amministrativi locali oggi deplorevolmente dimenticano
Ostra Vetere: I responsabili politici e amministrativi locali oggi deplorevolmente dimenticano PDF Stampa E-mail
Sabato 16 Marzo 2019 17:15

Ostra Vetere: I responsabili politici e amministrativi locali oggi deplorevolmente dimenticano Dal Circolo di Scelta Popolare di Ostra Vetere riceviamo la seguente comunicazione: “Ricorre oggi il tragico anniversario della strage di via Fani a Roma, uno dei momenti più drammatici della storia della Repubblica Italiana, che non può essere dimenticato. Spiace dover rilevare invece come l’attuale amministrazione comunale, che pure è sollecita per ben più lepide ricorrenze, non abbia sentito il dovere morale e civile di ricordare l’evento, come veniva fatto un tempo e come si dovrebbe fare ancora e sempre. Alle deplorevoli omissioni dell’attuale maggioranza politica, purtroppo faziosamente immemore a senso unico alternato, doverosamente provvede a rimediare il Circolo di Scelta Popolare di Ostra Vetere che non dimentica come nel passato il Comune abbia onorato la memoria dell’onorevole Aldo Moro intitolandogli una via, presso la cui lapide Ostra Vetere: I responsabili politici e amministrativi locali oggi deplorevolmente dimenticano si tenevano pubbliche cerimonie di commemorazione fino a qualche anno fa, doverosamente rimproverando l’omissione degli immemori attuali amministratori, tanto poco responsabilmente a capo della comunità locale, che invece ricorda come l’onorevole Aldo Moro «era un cattolico osservante e praticante e la sua fede in Dio si rispecchiava nella sua vita politica» e del quale Scelta Popolare già lo scorso 19 dicembre 2015 aveva ricordato l'intervista al dottor Nicola Giampaolo, postulatore della causa di beatificazione del Ostra Vetere: I responsabili politici e amministrativi locali oggi deplorevolmente dimenticano Servo di Dio ALDO MORO con il comunicato dal titolo “Ostra Vetere: Scelta Popolare sull’onorevole Aldo Moro, un cristiano verso l'altare” (http://www.ccpo.it/comunita/scelta-popolare/30403-ostra-vetere-scelta-popolare-sullonorevole-aldo-moro-un-cristiano-verso-laltare). Mediatore tenace e abile nel coordinamento politico delle numerose "correnti" che agivano all'interno della Democrazia Cristiana, fu convinto assertore di un'alleanza tra il suo partito e il Partito Socialista Italiano, per creare un governo di centro-sinistra. Nel congresso democristiano di Napoli del 1962 riuscì a portare su questa posizione l'intero gruppo dirigente del partito. La stessa cosa avvenne all'inizio del 1978 (poco prima del rapimento), quando riuscì a convincere la DC della necessità di un "governo di solidarietà nazionale", con la presenza del PCI nella maggioranza parlamentare. La sua intenzione dominante era di allargare la base del sistema di governo per rappresentare un numero più ampio di partiti e di elettori con alleanze aventi come fulcro la DC, secondo il principio di democrazia consociativa. Il 16 marzo 1978, giorno della presentazione del nuovo governo, il quarto guidato dall’onorevole Giulio Andreotti, la Fiat 130 che trasportava Moro dalla sua abitazione nel quartiere Trionfale di Roma alla Camera dei Deputati, fu intercettata da un commando delle Brigate Rosse all'incrocio di via Mario Fani. I brigatisti uccisero, in pochi secondi, i cinque uomini della scorta (Domenico Ricci, Oreste Leonardi, Raffaele Iozzino, Giulio Rivera, Francesco Zizzi) e sequestrarono il presidente della Democrazia Cristiana, trattenendolo in prigionia per 55 giorni nel covo di via Montalcini fino a quando decisero di concludere il sequestro uccidendo Moro dentro il portabagagli di un'automobile Renault 4 rossa, sparandogli dieci cartucce e uccidendolo. Il corpo di Aldo Moro fu ritrovato nella stessa auto il 9 maggio a Roma in via Caetani, emblematicamente vicina sia a piazza del Gesù (dov'era la sede nazionale della Democrazia Cristiana), sia a via delle Botteghe Oscure (dove era la sede nazionale del Partito Comunista Italiano). Fu poi sepolto nel comune di Torrita Tiberina, piccolo paese della provincia romana dove lo statista amava soggiornare. Aveva 61 anni. Aveva dato la vita per un’idea di Italia migliore che i responsabili politici e amministrativi locali oggi deplorevolmente dimenticano”.

da Scelta Popolare

 

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