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Home Comunità montenovonostro Dal centro del mondo: La favola triste di Montenovo abbandonato nel bosco (1)
Dal centro del mondo: La favola triste di Montenovo abbandonato nel bosco (1) PDF Stampa E-mail
Domenica 05 Marzo 2023 19:29

Dal centro del mondo: La favola triste di Montenovo abbandonato nel bosco (1) Dal centro del mondo: la favola triste di Montenovo abbandonato nel bosco. C’era una volta a Montenovo, il paese più bello del mondo, anche l’Ospedale Canova. C’era, c’era. E funzionava anche bene. C’era da più di novecento anni, fin da quando è sorto il libero e autonomo Comune di Montenovo, nel Medioevo. A quel tempo, alla fine del 1100, era intitolato a Santa Marina “de Clusis” perché ricoverava i lebbrosi rinchiusi in un lazzaretto e stava lungo il fosso del Pezzolo, alle “Maravalde”, tanto da aver dato il nome alla “Porta de Maraclusi” sulla primitiva cerchia muraria duecentesca. Poi nel Trecento un certo Lazzaro ne costruì un altro vicino al paese, intitolandolo a “Santa Caterina” prima del 1342, tanto da aver dato il nome all’altra porta della cinta muraria, appunto “Porta di Santa Caterina”. Poi nel Quattrocento ne venne costruito un altro ancora “per le zitelle” presso Porta Pesa. E un altro ancora ne venne costruito nel Cinquecento dalla Confraternita di San Rocco al Borgo Santa Croce per gli ammalati dalla terribile epidemia di peste. Infine nell’Ottocento gli Ospedali vennero riuniti per costruirne uno solo dove sta ancora, dal 1826, al Girone fuori Porta Nuova e intitolato al grande scultore Antonio Canova, che ne fu un finanziatore. E dopo di lui tanti benefattori montenovesi lo hanno dotato di terreni, case e finanziamenti (Angela Segoni, don Antonio dei marchesi Buti, Rosa Allegrezza, canonico don Raffaele Tiberi, capitano Francesco Fiorani, Nicola Tiberi, cavaliere Giuseppe Secondo Ricci, Fernando Fioretti, Napoleone Illuminati, monsignor don Carlo Fioretti, Maria Fattorini vedova Fioretti) per acquistare le attrezzature di laboratorio e delle camerate, per alloggiare le suore di servizio, e per farvi lavorare inservienti, operai, ragioniere, fattore e impiegati. Vi si sono alternati tanti medici a servirlo, basta ricordare quelli del Novecento: il dottore Aldo Mergari dalla fine dell’Ottocento al 1903, che venne promosso addirittura Medico Provinciale di Ancona, poi dal medico-chirurgo Francesco Carlo Ricci che ottenne dal Comune la medaglia d’oro e la pergamena di Cittadino Benemerito dopo oltre cinquant’anni di servizio, infine il medico-chirugo dottore Gaetano Calabrese che venne promosso Direttore di tutta l’Usl di Senigallia, poi insignito dal Comune della Cittadinanza Onoraria e infine premiato dal Centro di Cultura Popolare con il Premio San Giovannino 2012. Lui è stato l’autore del volume n. 174 della collana di testi e intitolato “L’Ospedale “Antonio Canova” di Ostra Vetere”, che alleghiamo a questo comunicato in dono a tutti i nostri lettori. Con lui l’Ospedale ampliò i reparti di Medicina, Chirurgia e Ostetricia, il Laboratorio Analisi e la Radiologia, e giunsero ad aiutarlo altri tre medici assistenti. C’erano poi sei suore dell’Ordine di Santa Maria dell’Orto, cinque infermieri professionali, una decina di inservienti e poi operai manutentori, impiegati, ed è stata costruita nel 1974 una nuova ala anche per il Ricovero, mentre poi l’amministrazione comunale vi ha fatto fare lavori di manutenzione per difenderlo dai rischi della “deforma sanitaria”. “C’era una volta a Montenovo, il paese più bello del mondo, anche l’Ospedale Canova. C’era, c’era … ma poi … è arrivato l’Omonèro e s’è mangiato il mondo intero”. E così è finita la favola triste di Montenovo abbandonato nel bosco.

da montenovonostro

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Scarica questo file (174OspOV_1_2.pdf)174 - Gaetano Calabrese, L’Ospedale Antonio Canova di Ostra Vetere, Ostra Vetere174 - Gaetano Calabrese, L’Ospedale Antonio Canova di Ostra Vetere, Ostra Vetere (AN) Centro Cultura Popolare, 2012, pp. 64. 3832 Kb
 

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