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Home Comunità montenovonostro Dal Mondo: La favola triste di Montenovo abbandonato nel bosco (13)
Dal Mondo: La favola triste di Montenovo abbandonato nel bosco (13) PDF Stampa E-mail
Lunedì 23 Aprile 2018 16:00

Dal Mondo La favola triste di Montenovo abbandonato nel bosco 13)Dal centro del mondo: la favola triste di Montenovo abbandonato nel bosco. C’era una volta a Montenovo, il paese più bello del mondo, anche il Servizio degli Acquedotti, che erano due: quello Consorziale fra i Comuni di Ostra Vetere-Barbara-Arcevia che prendeva acqua dalle sorgenti di San Donnino di Genga e la conduceva con tubazioni lunghe una quarantina di chilometri fino al Serbatoio della Torre Civica e al Deposito sotto la piazza del Comune e che era stato costruito nel 1916, e un altro acquedotto, quello Rurale, che prendeva l’acqua dalle falde freatiche del piano della Cona e con tubazioni lunghe 4 chilometri conduceva l’acqua al Serbatoio del Montale e da lì la distribuiva in tutta la campagna. Ma l’Acquedotto Consorziale era vecchio, anche se portava acqua buonissima, mentre l’Acquedotto Rurale era stato costruito negli anni ’60 ma la qualità dell’acqua era inferiore. Per questo l’amministrazione comunale negli anni 1980-85 aveva dedicato molta attenzione al Servizio degli Acquedotti e aveva ottenuto molti contributi agevolati, elencati alle pagine 22, 23, 24 e 25 della Relazione intitolata “Cinque anni per vivere meglio” che è allegata in formato PDF in coda a questo comunicato, in modo che tutti possano leggerla, copiarla e distribuirla a parenti, amici e conoscenti affinchè tutti sappiano quante cose belle aveva il paese in quegli anni. Ed ecco i tanti contributi ottenuti allora: a pagina 23 il mutuo per l’Acquedotto Consortile di 56.000.000 di lire dalla Cassa Depositi e Prestiti, il mutuo per il Consorzio dell’Acquedotto (quota parte) di 280.000.000 di lire dalla Cassa Depositi e Prestiti e il mutuo per l’Acquedotto comunale (Rurale) di 100.000.000 di lire dalla Cassa Depositi e Prestiti. A pagina 24 il mutuo per il Consorzio dell’Acquedotto (quota parte) di 504.000.000 di lire dalla Cassa Depositi e Prestiti, il mutuo per l’Acquedotto comunale (Rurale) di I° stralcio per la somma di 185.000.000 di lire dalla Cassa Depositi e Prestiti. A pagina 25 il finanziamento per il Rifasamento dell’Acquedotto per 4.000.000 di lire, il finanziamento per lo scavo di Nuovi Pozzi per 30.000.000 di lire. L’insieme dei finanziamenti ammontavano quindi a ben 1 miliardo e 159.000.000 lire che, tenuto conto del coefficiente ISTAT di aumento dei prezzi al consumo attuali (fra il 1982 e il 2018) pari a 3,726, importa la notevole somma di 2.230.285,03 euro, che corrisponde a oltre 4 miliardi e 300mila vecchie lire: una cifra davvero consistente per realizzare tante opere per il Servizio degli Acquedotti Rurale e Consorziale, che c’era, c’era. Era il tempo della Libertà, dell’Autonomia, della Giustizia e dell’efficienza amministrativa. Di quando tutti sapevano di vivere in un Comune libero e autonomo che serviva giustamente i propri compaesani, sicuri di essere amministrati bene in ogni evenienza. Infatti aveva sempre disponibile e presente tutti i giorni il Servizio degli Acquedotti, con il Fontaniere, gli operai comunali e le ditte appaltatrici locali, che facevano funzionare a dovere le sorgenti in montagna e i pozzi al piano, i Serbatoi della Torre Civica e della Piazza del Comune e anche i Serbatoi della Pompa delle Logge e il nuovo Serbatoio in cima alla Torre del Littorio in piazza della Libertà che, dopo alcuni crolli di blocchi di cemento dai terrazzi che dovettero essere abbattuti, venne rifoderata di mattoni a faccia a vista e leggermente soprelevata per portare il Serbatoio più in alto, fino allo stesso livello del Serbatoietto della Torre Civica in Comune. Che bello che era avere tutti i giorni il Servizio degli Acquedotti funzionante. Poi vennero ancora altre amministrazioni, ma non furono più i tempi belli: il Comune incominciò a perdere servizi e strutture, infine perse anche il Servizio degli Acquedotti che venne trasferito ad altri enti terzi a gestione associata in un turbinìo di trasformazioni istituzionali, dietro ai cui nomi e alle cui sigle ci si perde. E forse vi si sono perse anche le somme in valore dei beni e opere trasferite. Che fine hanno fatto quei beni e quei valori che non sono più nostri adesso, mentre il Comune sta andando come tutti sanno? Senza entrare in tanti particolari, basta leggere gli atti amministrativi che il Comune ha prodotto in quest’ultimo mezzo secolo: della gestione associata degli acquedotti nella vallata del Misa e del Nevola si inizia a parlare nel lontano 2001 nell’assemblea del CoGeSCo, cioè il Consorzio per la Gestione dei Servizi Comunali dell’intera vallata. Già in quella occasione forti perplessità vennero avanzata dal rappresentante del Comune di Castelcolonna che aveva espresso voto contrario e invitato gli altri rappresentanti a riflettere meglio sulla pratica. In contestazione era lo sviluppo tariffario e soprattutto il fatto, non sufficientemente chiarito, del corrispettivo della concessione in uso delle condotte. Dopo aver votato contro in sede assembleare, il Consiglio Comunale di Castelcolonna adottò una apposita mozione inviata a tutti gli altri Enti aderenti. Solo che il CoGeSCo andò avanti per la propria strada, costituendo un’altra apposita società per la gestione associata degli acquedotti comunali, la CISCO Acque srl, che inglobò anche le condotte, le sorgenti e le altre strutture dell’acquedotto consorziale in cambio di apposito canone. Dopo una prima richiesta per circa 3 miliardi di lire, il Consiglio Comunale di Ostra Vetere scese a 1,5 miliardi di lire da pagarsi in 15 annualità di £ 100 milioni di lire ciascuna, che il CoGeSCo accettò nel febbraio del 1998. Il 15 gennaio 2002 venne sottoscritta apposita convenzione Comune/CoGeSCo il cui articolo 5 prevedeva il pagamento rateale di quel miliardo e mezzo delle vecchie lire pari ad € 774.685,35 in rate annuali di 100 milioni di lire, pari ad € 51.645,69 ciascuna. Solo che, dopo aver pagato l’annualità 2002 e la prima semestralità del 2003, tutto si blocca con l’arrivo della AATO 2 Centro Marche Ancona e l’unificazione delle gestioni nella Multiservizi spa. Agli inizi del 2004 il legale del Comune di Ostra Vetere non solo ribadì la legittimità di quegli introiti, ma sollecitò anche gli amministratori comunali a procedere in via giudiziale al recupero forzoso dei crediti, per non incorrere a loro volta in responsabilità contabili. Solo che come sia andata a finire non è possibile saperlo. O meglio, si sa bene: il Comune non ha incassato quel miliardo e mezzo delle vecchie lire. E nulla se ne può sapere in proposito, visto che il Segretario Comunale di Ostra Vetere, ad un privato cittadino che ha chiesto lumi, ha scritto che “non è stato possibile reperire i dati richiesti in quanto gli uffici interpellati, trattandosi anche di fatti risalenti nel tempo, non hanno saputo fornire le informazioni richieste”. Né è possibile “interpellare l’avvocato che seguì la causa” perché il Comune non è tenuto “a formare o raccogliere o procurarsi informazioni che non siano già in suo possesso”. E non può nemmeno fornire documentazione perché “L’accesso civico non può intendersi riferito agli atti antecedenti all’emanazione del D.Lgs n. 33/213, entrato in vigore il 20 aprile 2013”. La AATO fa orecchie da mercante, il CoGeSCo nemmeno risponde. E quel miliardo e mezzo di vecchie lire non si sa che fine ha fatto. A questo stato di cose ci ha ridotto l’amministrazione comunale che purtroppo abbiamo e che ha lasciato scadere l’intero apparato amministrativo del Comune, fino a quando non ci saranno più nemmeno atti comunali da controllare, e nemmeno da scrivere e pubblicare qui, perché con la prossima soppressione del Comune gli atti verranno redatti a Senigallia Magna. A questa ingloriosa fine ci ha ridotto la maggioranza sfascista, che ha lasciato demolire ogni presidio dell’antico e libero Comune di Montenovo, ridotto a non avere più nemmeno il Servizio degli Acquedotti propri, né a riavere indietro il loro valore. Certo è che un tempo Montenovo aveva Il Servizio degli Acquedotti in proprio e adesso il Servizio degli Acquedotti non c’è nemmeno più. Niente, non c’è più niente. Sfasciato. Tutto finito e adesso è il tempo dei rimpianti. Perché? Perché la sinistra deformatica e sfascista ha sfasciato tutto quello che ha trovato di buono. E’ successo dopo il 1985, più di trent’anni fa, e ha subito incominciato forsennatamente a revocare, a cambiare, a modificare, a sfasciare, anche se prometteva “razionalizzazioni”, “miglioramenti”, “sviluppo” e “cambiamenti”. E infatti ha cambiato tutto. In peggio. Ma con tante parole. Troppe. E dopo tutte quelle parole inutili e menzognere, i fatti hanno dimostrato tutta un’altra cosa: con tante chiacchiere e bugie, il Servizio degli Acquedotti è stato trasferito e non c’è più. E non c’è più nemmeno la possibilità per tutti i compaesani di sapere che fine ha fatto quel miliardo e mezzo sparito tra le tante e troppe carte e delibere, proprio ora che sono aumentati i bisogni di competenza, mentre nessuno controlla più nemmeno la corretta scrittura degli atti amministrativi. Perché? Ma perché la sinistra deformatica e sfascista fa così: promette fantasmagoriche mirabilie, ma combina un disastro dietro l’altro e lascia solo ruderi, perchè non sa amministrare, né ha rispetto per le necessità civili del paese e tantomeno per i diritti di tutti i compaesani. Un’altra prova che Montenovo aveva tutto e la sinistra deformatica e sfascista non ha lasciato più niente. Chi è il responsabile di simile disastro politico, istituzionale, amministrativo, civile e sociale? Su, ce lo dica il sindaco: chi ha fatto tutto questo disastro in trent'anni, eh? “C’era una volta Montenovo, il paese più bello del mondo, e c’era anche il Servizio degli Acquedotti in proprietà. E adesso non c’è più, e non c’è nemmeno traccia di quel miliardo e mezzo scomparso. C’era, al tempo della Libertà, dell’Autonomia, della Giustizia e dell’efficienza amministrativa. C’era, c’era … ma poi … è arrivato l’Omonèro e s’è mangiato il mondo intero”. E così è finita la favola triste di Montenovo abbandonato nel bosco (13).

 

da montenovonostro

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