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Home Comunità montenovonostro Dall’Italia: Il “comandotuttoio” che non comanda più
Dall’Italia: Il “comandotuttoio” che non comanda più PDF Stampa E-mail
Lunedì 05 Marzo 2018 17:12

Dall Italia Il comandotuttoio che non comanda piùE’ finita come doveva finire: il “comandotuttoio” non comanda più. Si dimette Renzi, dopo la più sonora batosta elettorale che la sinistra abbia mai subito. Questa è l’ingloriosa fine di chi, nato elefante truculento, pensa di poter entrare a spallate nella fragile cristalleria della politica. Che punisce spesso anche chi meriterebbe di più, ma punisce sempre quelli che non meritano niente. La tracotanza e la spavalderia beffarda non ha mai pagato, né a destra e né a sinistra. Chi pensa di fare politica per andare a “comandare” è solo un presuntuoso: in politica ci si deve entrare “umilmente” e per “servire”. In politica si deve ascoltare tutti e fare, se non quello che vogliono tutti (che sarebbe impossibile), almeno quello che vuole la maggioranza. Maggioranza che è labile e fluttuante, che a volte si esprime incomprensibilmente, che a volte nemmeno dice apertamente cosa vuole. Poi però parla: nelle urne. E dalle urne è uscito l’urlo rabbioso di un popolo troppo a lungo inascoltato, troppo a lungo tradito, troppo a lungo beffato, troppo a lungo offeso dalla corruzione dilagante, dal malaffare imperversante e dall'incapacità di una classe politica superba e dannosa che ha sfornato "deforme" su "deforme" cambiando e peggiorando le istituzioni e soprattutto peggiorando le condizioni di vita di tanti lavoratori, anziani pensionati, giovani in cerca di lavoro. Basti pensare al tentativo di sopprimere il Senato elettivo, la avvenuta soppressione dell'elettività delle Province, il tentativo di introdurre la Fusione dei Comuni anche con lo strattagemma delle Unioni irreversibili, che sono insopportabili deformazioni istituzionali che privano il popolo del voto libero e democratico, oppure l'abolizione dell'articolo 18 a difesa dei lavoratori, l'introduzione del jobs act che regala risorse pubbliche ai padroni, ai voucher che precarizzano stabilmente il lavoro subordinato, e infine la dissennata politica di accoglienza generalizzata a tutti, non solo a chi ne ha diritto, ma anche ai disertori e alla feccia di tutte le società in crisi del Terzo Mondo a invadere e deturpare questa nostra Italia con uno spaventoso incremento della delinquenza di clandestini e di squartatori spacciatori, per di più ospitati in alberghi a 4 stelle a spese di tutti noi. Renzi ha sbagliato e noi l’abbiamo sempre detto, apostrofandolo con l’appellativo di “comandotuttoio”. Così faceva: comandava tutto lui, invece che “servire” tutti, umilmente, come avrebbe dovuto. Troppa irruenza, troppa prepotenza da rottamatore. E adesso è stato rottamato. La più grossa l’ha fatta candidandosi nel collegio fiorentino per quel Senato che avrebbe voluto sopprimere con il referendum costituzionale. Ma come è mai possibile che si sia candidato proprio al Senato, lui che voleva sopprimerlo? In politica c’è, oltre a tutti gli altri doveri di assoluta probità degli uomini pubblici, anche quello della intransigente coerenza. Probità e coerenza che questa "casta" politica non sa nemmeno cosa sia. Ma quale probità e coerenza ha mai dimostrato Renzi nel candidarsi proprio a quel Senato che, se stava a lui, non avrebbe più dovuto esistere? E invece adesso ce lo ritroveremo addirittura senatore. Bella coerenza. Né ci risparmia nemmeno l’ultima presa in giro, l'ultima furbata insolente. Si è dimette, sì, ma “posticipando” le dimissioni fino a “babbomorto”, e intanto architetta (è proprio il caso di dirlo, in tutti i sensi) come fare per poter tornare in sella dopo un congresso straordinario del suo partito, il PD, quel “Partito Deformatico” che si è deformato da solo per non aver saputo ascoltare il popolo, per non essersi saputo fermare in tempo, per voler imporre sempre e comunque le sue idee più bislacche e antidemocratiche, come l’abolizione del Senato, come l’abolizione delle Province, come la Fusione dei Comuni che presto “deformerà” anche Montenovo a smunta e periferica frazione di “Senigallia Magna”. A meno che un soprassalto di orgoglio ferito dei nostri compaesani trovi la forza, come noi insistentemente chiediamo, di duplicare questo voto odierno anche fra due o tre mesi in occasione delle ormai imminenti elezioni amministrative anticipate e cacciare anche dal nostro Comune, oltre ai suoi scriteriati e screditati emuli locali, anche il “comandotuttoio” che non comanda più.

 

da montenovonostro

 

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