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Ostra Vetere: Per effetto della “riforma Madia” sulla “trasparenza” nemmeno ci rispondono? PDF Stampa E-mail
Venerdì 23 Febbraio 2018 21:26

Ostra Vetere Per effetto della riforma Madia sulla trasparenza nemmeno ci rispondono?Come promesso (Mercoledì 21 Febbraio 2018 “Ostra Vetere: Svendita dei beni e servizi comunali in materia di rifiuti” - http://www.ccpo.it/comunita/montenovonostro/42389-ostra-vetere-svendita-dei-beni-e-servizi-comunali-in-materia-di-rifiuti), rispondiamo ora al nostro lettore sulla “riforma Madia”, ovvero l’ennesima “riforma all’italiana” che nasconde sempre qualcos’altro rispetto a quanto a prima vista sembra promettere. Naturalmente utilizzando la documentazione fornitaci dal nostro lettore che, per sua stessa ammissione, non vorrebbe entrare nella stucchevole polemica fra Il Fatto Quotidiano/Madia a proposito del dottorato di ricerca della stessa in una università olandese, che è risultato palesemente copiato, e in favore della quale è subito scattato il “soccorso rosso” a minimizzare un fatto che altrove (in Germania o in Francia) avrebbe costretto la “ministra” a rassegnare le dimissioni, ma non da noi e tantomeno per esponenti della sinistra, di quella sinistra che urla sempre per chiedere le dimissioni agli altri, ma mai le chiede ai suoi. Del resto delle polemiche fine a se stesse e per di più interessate, neanche a noi importa molto. Dunque, la “trasparenza” di cui parla il nostro lettore con riferimento alla “riforma Madia” è quella solo millantata nella Pubblica Amministrazione come una “foia di fico alla bertolda”. La “foia”, che poi sarebbe il FOIA, è invece un altro dei tanti inglesismi oggi in voga per non far capire alla gente di cosa si parla. Nel caso specifico il FOIA è l’acronimo di “Freedom Of Information Act”, ovvero la legge sul diritto alla conoscenza degli atti della Pubblica Amministrazione. Secondo il parere dello studioso S. Biancardi pubblicato su «La Gazzetta degli Enti Locali» 23/6/2016, che è la rivista dei Segretari comunali, proprio il FOIA “radica nel cittadino il diritto di accedere a qualunque atto o informazione detenuti da una P.A., a prescindere dalla dimostrazione di uno specifico interesse vantato”. Ma in realtà siamo ancora a livello teorico, perché quello stesso studioso parla poi anche di “effetti perversi”, di “modalità per rendere indecifrabili le leggi, specie quelle scomode come il ‘codice della trasparenza’” e, dulcis in fundo, anche di “un pizzico di malizia” che c’è dietro quella normativa della “riforma Madia”. Il che, tradotto, significa che siamo alle solite: un’altra “deforma” che dice una cosa e poi porta all’esatto contrario. E qui si innesta la “bertolda”, che non è nemmeno un lontano richiamo alla “Leopolda” di renziana memoria. Perché la genesi deriva proprio da Bertoldo, il leggendario protagonista delle novelle popolari di Giulio Cesare Croce che tutti conosciamo. Bertoldo, infatti, andò a corte avvolto solo in una rete da pesca perché il re Alboino, per mettere alla prova la sua proverbiale astuzia, gli aveva imposto di presentarsi “né nudo né vestito”. La stessa cosa succede anche con la “trasparenza”, nel senso di “diritto all’informazione”, della “ministra” Madia. La quale, proprio nel processo di “semplificazione” tanto sbandierato, è riuscita addirittura a triplicare (altro che semplificare) i casi di diritto di accesso agli atti, visto che ora abbiamo sia l’accesso civico “semplice”, sia quello “generalizzato”, che quello “documentale o difensivo”. Il che, secondo un altro studioso, il prof. Gardini, ordinario di diritto amministrativo all’Università di Ferrara, è Il paradosso della trasparenza in Italia: dell’arte di rendere oscure le cose semplici. Perché è come “il diavolo e l’acqua santa concentrati e frullati nella stessa norma”. Non a caso un altro studioso, M. Savino, sul Giornale di diritto amministrativo, n. 5 del 2016 titola: Il FOIA Italiano. La fine della trasparenza di Bertoldo. Ovvero, al semplice cittadino non è concesso nulla di quanto viene tanto reclamizzato come “conquista”, mentre è la più bieca negazione di quanto affermato. Non a caso, il già ricordato Biancardi sulla Gazzetta degli Enti Locali diceva che “la scelta di operare sull’impianto normativo già esistente, innestando su di esso il ‘nuovo accesso civico’, è fallimentare in partenza” perché “è soprattutto sovrapposizione tra gli istituti, incertezza sugli obblighi, indeterminatezza dei limiti”. Dunque, un classico esempio delle “cervellotiche”, per non dire di peggio, cosiddette “deforme” da statisti allo sbaraglio. La dimostrazione pratica di quanto affermato ce la potrebbe fornire proprio il nostro lettore, che stiamo cercando di convincere a passarci informazioni delle sue ricerche su un miliardo e mezzo delle vecchie lire forse sparite nel nulla. Qualora ci riuscissimo, montenovonostro non mancherà di darne ragguagli. Perché proprio nelle casse comunali di Montenovo, ma non solo, avrebbero dovuto affluire quei tanti soldi volatilizzatisi. Con l’aggiunta che quegli introiti mancati li hanno poi dovuti coprire i montenovesi tutti con l’aumento delle imposte comunali. Tutte cose “troppo complicate” per gli amministratori che purtroppo abbiamo. Sarà per questo che, ogni  volta che chiediamo di sapere qualcosa o avere qualche documento, per effetto della “riforma Madia” sulla “trasparenza” nemmeno ci rispondono?

da montenovonostro

 

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