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Home Comunità montenovonostro Dalle Marche: Stavolta l’ha fatta davvero grossa
Dalle Marche: Stavolta l’ha fatta davvero grossa PDF Stampa E-mail
Mercoledì 18 Ottobre 2017 19:27

Dalle Marche Stavolta l ha fatta davvero grossaParte male il “pellegrinaggio” laico del “comandotuttoio” teso a raccattare qualche voto in più, qua e là, se gli riesce, in vista delle ormai prossime elezioni politiche. Ma non sembra un gran successo, anzi. E’ stato sonoramente contestato ad Ascoli Piceno, con urla e fischi fuori dalla stazione ferroviaria, dove è giunto il “Frecciabianca”, che in verità poteva essere una “freccia rossa” scagliata dalla mozione PD contro il Governatore della Banca d’Italia Visco, viste le montanti polemiche politiche che spaccano addirittura il suo stesso partito e rischiano di ritorcersi addosso, sul suo stesso fianco. Prima il Presidente della Repubblica Mattarella ha bollato la vicenda come “ingerenza politica” ed espresso la sua preoccupazione che l’attacco al Governatore potesse trasformarsi in un attacco all’istituzione. Ma poi il l'iniziativa del PD ha in realtà provocato l'irritazione del Presidente del Consiglio dei Ministri Gentiloni. Il quale oggi è stato a pranzo al Quirinale da Mattarella e, secondo quanto si apprende, ha chiesto (più sommessamente) di riformulare e "ammorbidire" la mozione, cosa che il PD ha accettato (dovuto accettare) proprio su richiesta del premier Gentiloni. Tutto questo mentre ancora tace la Banca d’Italia, ma Visco ha portato montagne di documenti alla Commissione Parlamentare d’inchiesta, relativi a sette crisi bancarie: le due banche venete, il Monte dei Paschi di Siena e le 4 banche poste in risoluzione due anni fa (Etruria, Ferrara, Chieti e Marche), dopo la mozione PD approvata l’altro ieri in Parlamento che invoca la nomina di un successore, in realtà per chiedere la testa del Governatore Visco. Una mossa davvero infelice sul piano politico e istituzionale. Così si dimostra la volontà di “assalto alla diligenza” di un partito che si sente egemone su una istituzione che è e deve rimanere autonoma e indipendente. Di certo il PD non ha gradito il brusco intervento di ieri sera del Quirinale, ma lo stesso ex presidente emerito, Napolitano, intervistato dai giornalisti, ha preferito bollare la vicenda con parole di ghiaccio: "Mozione Bankitalia? Non mi occupo di cose deplorevoli", così definendo efficacemente il valore della mozione del suo stesso partito. Ancora più duro il capogruppo PD al Senato, Luigi Zanda che, parlando con i cronisti ha detto che "Quando si tratta di questioni che hanno a che fare con il risparmio dei cittadini e con la stabilità del sistema bancario bisogna sempre usare il massimo della prudenza possibile" e aggiunge “Significa che di mozioni di questo tipo, meno se ne fanno e meglio è...". In Senato invece, secondo le ricostruzioni dei cronisti, il ministro PD Anna Finocchiaro urla al telefono con il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Maria Elena Boschi, vera ispiratrice della mozione PD. Finocchiaro è fuori di sé dalla collera: lo ha saputo all'ultimo minuto che la mozione del PD stava per arrivare in aula alla Camera. Ed è lei che media per limarne il  testo e le conseguenze, che avrebbero potuto portare il governo in una condizione politicamente insostenibile. Gli stessi parlamentari del PD che fanno capo alla minoranza interna del ministro della Giustizia Orlando vogliono una assemblea "per fare chiarezza". Anche il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, svicola: "Non commento per carità di patria", ha detto a margine del question-time alla Camera. Tenta un po’ maldestramente di mettere una toppa giustificatoria  il presidente del PD Matteo Orfini, secondo una sua personale ricostruzione che dice "il governo, dopo le limature condivise, ha dato parere favorevole. E comunque solo il Papa è infallibile, ma è curioso che questa infallibilità sia trasferita al Governatore della Banca d'Italia". Se lasciava l’argomento limitato allo stretto ambito politico avrebbe fatto molto meglio anzichè debordare fuori dal vaso scomodando nientepopodimenocè il papa, come se anche il PD fosse depositario di dogmi fideistici (ma forse lo è davvero, visto la cieca obbedienza che chiede, anzi pretende, dai suoi militanti). Ma Renzi insiste. Allo stesso tempo, oggi, sul treno del PD che attraversa le Marche, si sono lette con attenzione le parole di Walter Veltroni che ha seccamente censurato la mozione voluta da Matteo Renzi e ha giudicato "incomprensibile e ingiustificabile" la mozione PD su Bankitalia. Un malumore che, del resto, emerge anche dai numeri del voto sulla mozione: solo 213 sono stati i sì, che scontano un centinaio di deputati in missione, ma anche molti dissensi. Tra i democratici, per esempio, non hanno votato Gianni Cuperlo, il lettiano Marco Meloni, Dario Ginefra, i veltroniani Marco Causi e Walter Verini. Ma non è solo dentro il PD che si è scatenato il putiferio. Perché anche gli avversari politici di Renzi non hanno perso l’occasione di criticarlo, affermando che la sua è una mossa elettorale per prendere le distanze dalle banche che per il suo governo sono state il vero tallone d’Achille. Come dimenticare che il padre di Maria Elena Boschi è stato vicepresidente della Banca Popolare dell’Etruria? Probabilmente c’è del vero che  Bankitalia ha enormi responsabilità in quello che è successo. Per statuto esercita il potere di vigilanza nei confronti delle banche e degli intermediari finanziari. Questa funzione non è stata svolta in modo appropriato e i crack di Banca Etruria, Banca Marche, Casse di Risparmio di Ferrara e di Chieti, Monte dei Paschi, Popolare Vicenza e Veneto Banca ne sono la prova. Ma la vera responsabilità gestionale e politica di chi è? Renato Brunetta (Forza Italia), ancora contrariato per la mozione del PD ha sostenuto che l’attuale governo dovrebbe astenersi dal nominare il successore di Visco, lasciando il compito al governo che uscirà dalle elezioni, a meno che Gentiloni non confermi lo stesso Visco. "L'entrata di ieri a gamba tesa si è dimostrata un autogol", ha dichiarato Bruno Tabacci presidente di Centro Democratico vicino a Campo progressista di Pisapia, ai microfoni di RadioUno, "un errore che il presidente Mattarella ha rilevato. Con un cartellino rosso". Mentre Stefano Parisi, il Pisapia del centrodestra, si è schiera con Banca d'Italia: "Può avere commesso errori ma la sua indipendenza è un valore per il nostro sistema finanziario. Non può essere trattata con incursioni parlamentari". Caustici i deputati M5S: "Il treno di Renzi è deragliato prima di partire, su Visco il gioco delle parti col governo è di una tristezza sconcertante. Il governatore ha colpe gravi nei crac bancari, noi siamo stati i primi a dirlo. Grazie a noi il dibattito è arrivato in parlamento". E poi Berlusconi, che accusa: "Tipico della sinistra occupare tutti i posti di potere" sottintendendo che la dura presa di posizione del PD contro il Governatore Visco in realtà sottintende la volontà del PD di nominare al suo posto un suo “protetto”, occupando quindi anche l’ultimo tassello dell’autonomia istituzionale. Nel tardo pomeriggio, il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, e il governatore Visco, si sono inaspettatamente incontrati a una conferenza. Un appuntamento in cui non figurava il nome del governatore. Entrambi non hanno rilasciato dichiarazioni ma il ministro è andato a salutare Visco seduto in prima fila, soffermandosi in una lunga stretta di mano. Il che è particolarmente significativo. Ma anche della Banca centrale europea, Mario Draghi, che, presenziando lo scorso maggio alle Considerazioni annuali del Governatore della Banca d’Italia, ha mandato un chiaro segnale di sostegno alla conferma di Visco. E’ ben vero che affermare che quella del PD è “una ingerenza politica” è una interpretazione che non regge, perché il Governatore di Bankitalia è sempre stato scelto dei politici, anche quando la carica era a vita. Ma c’è modo e modo per riaffermare il primato della politica perché, se le banche sono saltate trascinando nel disastro centinaia di migliaia di risparmiatori, la colpa è dei banchieri e non certo di chi aveva il potere e dovere di controllare (sarebbe come dire che se ci sono i ladri che rubano, la colpa è dei carabinieri che non li arrestano e non dei ladri che delinquono), senza andare poi a intaccare le autonome prerogative del Presidente del Consiglio dei Ministri Gentiloni, che ha il potere di proporre la nomina del nuovo Governatore, e senza intaccare, soprattutto, le prerogative del Presidente della Repubblica Mattarella, che quella nomina deve poter poi fare in piena autonomia. Perché prima vengono l’autonomia e l’indipendenza della Banca d’Italia che pone al riparo dalle “incursioni” partitiche, poi vengono i doveri di equilibrio e probità delle istituzione di fronte al severo giudizio dei mercati finanziari internazionali, quindi le legittime prerogative del Presidente della Repubblica e del Governo, infine la necessità di preservazione del sistema bancario nazionale dagli squilibri gestionali. Solo in ultimo, ma proprio in ultimo, le legittime attese del mondo della politica, purchè tali attese siano, appunto, legittime e lecite. Non certo per sottrarre al giudizio dell’opinione pubblica i veri responsabili di tali squilibri, e cioè i fin troppo disinvolti banchieri, soprattutto se parenti stretti di uomini (e donne) di governo, e non certo i controllori. Che giudizio si potrà mai trarre da simile giornata di ordinaria follia politica, anche senza gli inopportuni e devastanti interventi a gamba tesa del giovincello arrembante e un po’ spregiudicato, da nessuno mai eletto e chiamato ormai da molti il “comandotuttoio”, che stavolta l’ha fatta davvero grossa.

 

da montenovonostro

 

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