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Home Comunità montenovonostro Fermo: E’ esploso rizzando la ghigliottina
Fermo: E’ esploso rizzando la ghigliottina PDF Stampa E-mail
Giovedì 11 Maggio 2017 17:00

Fermo E esploso rizzando la ghigliottinaImmigrazione sì, immigrazione no. E’ questo il “busillis” dei tempi attuali. Un tema che coinvolge e sconvolge la politica mondiale e le politiche statali, ma anche quelle istituzionali regionali, provinciali e locali, fino a sollecitare, spesso in termini di faziosità di parte, anche le stesse comunità. Un argomento al quale anche "montenovonostro" ha dato sistematicamente rilievo, considerato che Ostra Vetere ospita una delle più grandi comunità di immigrati in una struttura ricettiva paesana, con tutti i problemi che ciò comporta. Registriamo quindi l’amaro e impotente sfogo di un sacerdote che affronta il cuore del problema. Già, il cuore. Combattuto fra la sua professione sacerdotale e la stessa missione di accoglienza che pratica da decenni, don Vinicio Albanesi, presidente della Comunità di accoglienza “Capodarco” di Fermo, rivolgendosi agli immigrati così si esprime: “L’Italia non vi ama, non venite”. Detto così, sinteticamente, fa rabbrividire. Dipinge un paese odioso e prevenuto che invece non c’è. Non è l’Italia che non ama gli immigrati. Tanto è vero che l’Italia è lo Stato Italiano, che invece non odia gli immigrati e anzi si prodiga in tutti i modi (talvolta addirittura troppo e troppi) non solo per accoglierli, ma addirittura per sollecitarne l’arrivo, come hanno fatto più che autorevoli esponenti istituzionali, vedi la “Presidenta” della Camera dei Deputati Laura Bodrini e il “Presidento” (ormai ex) della Regione Puglia ed esponente di primo piano del Partito SEL Nichi Vendola, per i quali anzi gli immigrati sarebbero addirittura una “risorsa” e ci portano “ricchezza”. Quindi non è propriamente vero che “l’Italia non vi ama” come dice don Albanesi. Semmai sono gli italiani, e nemmeno tutti, che non li amano. Per una serie di motivi i più disparati, per incomprensione e per convenienza, per opportunismo e per egoismo, quasi mai, comunque, per motivi razziali o, peggio ancora, razzisti. Ma don Vinicio Albanesi ha un pregio: quello di dire la verità, bella o brutta che sia, ma sempre verità. In un mondo in cui di verità ne circola ben poca, non è cosa di poco conto. Non si fa illusioni, don Albanesi, e va al cuore del problema. E lo affronta lucidamente e senza condizionamenti ideologici per dire agli immigrati “non venite”. Nel tempo in cui, sotto la spinta di slogan che vorrebbero abbattere i muri per erigere solo ponti, ossessivamente ripetuti da terzomondisti di ogni specie, l’appello di don Albanesi “non venite” fa riflettere. Amaramente, ma fa riflettere. E allora leggiamo per intero l’appello di don Vinicio Albanesi: “«Rivolgo un messaggio a voi, uomini e donne dei Paesi dell’Africa e del Medio Oriente che pensate di venire in Italia, non partite». Qui c’è un sistema che non funziona, e don Vinicio ne denuncia i limiti fortissimi: a pagare le conseguenze sono sempre gli ultimi, quelli che arrivano dal mare: «I motivi dell’invito a non partire sono molti e tragici – scrive –. Il rischio di pagare somme spropositate per arrivare in Libia e andare incontro a gravissimi problemi di sfruttamento è una certezza e non è una ipotesi. I racconti di quanti hanno tentato di imbarcarsi descrivono angherie, violenze, soprusi. La traversata del mare ha fatto negli ultimi anni migliaia di vittime. Non valgono purtroppo sempre le missioni di salvataggio. Se riuscirete a mettere piede in Italia sarete sottoposti ad un’istruttoria che serve a riconoscere lo stato di rifugiati. Le commissioni proposte ascolteranno poco la descrizione delle vostre storie: saranno accolti coloro che provengono, secondo le convinzioni italiane, dai paesi in chiaro stato di guerra. Le domande che insisteranno su problemi umanitari saranno respinte. Non sarà possibile attivare ricorsi ai Tribunali italiani, eccetto la Cassazione». Secondo il sacerdote la sofferenza di chi prova a partire non finisce nemmeno con l’auspicato permesso di soggiorno: «Non esiste nessun programma di accompagnamento al vostro inserimento. Potreste trovare qualche buona anima che vi aiuta, ma nessun proposta generale è stata pensata: residenza, casa, lavoro saranno nelle vostre mani. Non troverete solidarietà. La maggior parte del nostro popolo non vi vuole e non vi ama». C’è infatti un clima ostile e razzista, aggiunge don Vinicio: «Vi rimprovereranno di essere neri di pelle, di rubare lavoro, di essere pericolosi, di essere occasione di arricchimento per alcuni italiani. Vi resteranno briciole di lavori umili e mal pagati, con alloggi di fortuna. Non conteranno i vostri studi e i vostri mestieri, sarete tenuti lontani dalla vita della città. Per sopravvivere potrete essere costretti ad azioni illegali, comunque ai margini di una vita normale. Vi scrivo perché vi voglio bene e vorrei che il nostro paese fosse più attento e organizzato. Oggi, purtroppo non è così. Oggi l’ondata di persone richiedenti asilo che sbarcano sulle coste italiane è troppo alta: siamo rimasti soli, con un’Europa sorda e cinica». Ecco cosa ha scritto con l’amaro nel cuore il sacerdote che pure ha dedicato tutta la vita ad accogliere tutti e particolarmente gli ultimi. Parla con il cuore in mano, come non fanno quelli che sono preposti a risolvere davvero questo immane problema dell’immigrazione: gli eletti, i politici nazionali. Una parte di loro, la maggioranza politica, fa grandi dichiarazioni di apertura e si dichiarano per l’accoglienza senza limiti. Un’altra parte, la minoranza, sostiene il contrario, anche questa senza limiti. Gli uni e gli altri, di sinistra e di destra, totalmente incapaci a risolvere un problema ormai troppo grande e che sfuggirà presto di mano a tutti, esplodendo. Nessuno di loro ha mai avuto una visione chiara e lungimirante del problema, ognuno chiuso in una occhiuta e ottusa scelta pregiudiziale di campo. Nonostante l’accorato appello di don Albanesi gli immigrati continueranno ad arrivare, spinti dalla disperazione e dalle sollecitazioni pelose di quanti (scafisti, trattisti e malavitosi) speculeranno su questo fenomeno epocale di massa. Fino a quando: da centinaia di migliaia che sono, diventeranno, anno dopo anno, milioni. Cosa potranno mai fare in un paese già scosso da una crisi economica inarrestabile che condanna alla disoccupazione addirittura la metà dei propri giovani? Ma continueranno a venire. Fino a quando esploderà. E saranno dolori per tutti, per colpa di una classe politica incapace e irresponsabile che mette a dura prova la sopportabilità del popolo che dovrebbe servire e di cui invece si serve per perpetuare i propri vitalizi. Così facevano i due “stati” politici che dominavano la Francia monarchica, sordi a ogni istanza di moderazione e giustizia sociale, fino a quando il “terzo stato”, il popolo, è esploso rizzando la ghigliottina.

da montenovonostro

 

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