Comincia proprio male la rossissima “ministra” PD all'istruzione Valeria Fedeli, costretta a “sbianchettare” la biografia ufficiale per cancellare la miseranda bugia sulla laurea che non ha, dopo che è scoppiata una polemica sui mezzi di informazione a proposito della laurea della “neo-ministra” dell’Università, nominata da Gentiloni al posto della Giannini. Imprudente e impudente, aveva dichiarato infatti la PD Valeria Fedeli che il livello dei sui studi "Equivale a un titolo triennale". Sehh! La neo ministro (o “ministra”, come simili personaggi di sinistra ormai pretendono di declinare al femminile anche i titoli neutri all’insegna di una malintesa “parità di genere” che anziché equiparare le funzioni fra uomo e donna ottiene il risultato rovescio di marcarne le differenze tra “ministro” e “ministra”, un po’ come voler chiamare Gentiloni come “presidento” e la Boldrini “presidenta” anziché entrambi “presidente”, ma così ormai gira il mondo concettuale contorto a simili livelli di eccellenza politica da avanspettacolo avanguardista e sbrigativista, anche nella  durata e qualità dei propri corricula scolastici) dell'Istruzione e dell’Università era stata chiamata in ballo dal giornalista Mario Adinolfi con un aggressivo post su Facebook. "Valeria Fedeli – ha scritto il giornalista - mente sul proprio titolo di studio, niente male per un neoministro all'Istruzione. Dichiara di essere "laureata in Scienze Sociali", in realtà ha solo ottenuto il diploma alla Scuola per Assistenti sociali Unsas di Milano". E subito l’opinione pubblica si arroventa: “Complimenti ministro, bel passo d'inizio. Complimenti Paolo Gentiloni: a dirigere scuola e università in Italia mettiamo non solo una che non è laureata, ma una che spaccia per "laurea in Scienze Sociali" un semplice diploma della scuola per assistenti sociali". Ora, a onor del vero, non c’è niente di male ad essere solo “assistente sociale”, anziché “dottoressa in Scienze Sociali”, ci mancherebbe altro. Anzi, sarebbe da complimentarsi con lei che, senza avere neppure la laurea, è riuscita ad arrivare così in alto. E questo sarebbe anche un bel titolo di merito. Significa che a ben poco rileva il titolo di studio, quando si possiedono ben altre doti naturali che consentono di primeggiare. E quindi vorremmo farle i complimenti perché, pur essendo partita non certo avvantaggiata, è arrivata dove è arrivata. Brava, per questo. Ma allora, perché sciupare gli indiscutibili meriti con una bugia tremenda e deprecabile per chi fa politica? Che bisogno c’è di mentire per vanagloria e rovinare così ogni credibilità e affidabilità? Chi fa politica deve dimostrare nei fatti di essere veritiero e attendibile e professare una “virtù” che, prima di essere politica, è civile e sociale, oltre che morale. Per molto meno un ex Presidente degli Stati Uniti è stato messo sotto “impeachment” (che in inglese vuol dire «imputazione», un istituto giuridico col quale si prevede il rinvio a giudizio di titolari di cariche pubbliche qualora si ritiene che abbiano commesso determinati illeciti nell'esercizio delle loro funzioni). La rossissima Fedeli (che non appare propriamente “fedele” al dovere morale di virtuosa correttezza, perché, nonostante il nome di Valeria, la sua falsa laurea “valerìa” (per il dialettale “varrebbe”) ben poco, anzi proprio zero spaccato) comincia proprio male con miserande bugie.

da montenovonostro