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Home Comunità montenovonostro Ostra Vetere: Quando lo Stato arranca in sfacelo la parola passa alle armi
Ostra Vetere: Quando lo Stato arranca in sfacelo la parola passa alle armi PDF Stampa E-mail
Martedì 03 Febbraio 2015 17:14

Ostra Vetere Quando lo Stato arranca in sfacelo la parola passa alle armiUno Stato in sfacelo ci sta conducendo alla disperazione civile. Noi, che siamo cristiani cattolici, conosciamo il valore delle tre “virtù teologali”: fede, speranza e carità. A questi tre capisaldi morali, ma anche civili, vorremmo ancorarci incrollabilmente. Sono le tre linee guida per la “vita” di ognuno: vita morale, ma anche vita sociale. Che si alimenta nella certezza dei principi, nel desiderio di vederli prevalere sempre, nella convinzione di dover usare moderazione e comprensione verso i “fratelli”, aiutandoli nelle difficoltà. E’ questa la “via”, la “verità” e la “vita”. E lungo questa via vorremmo camminare, per giungere alla verità, che sola può darci una vita vera e compiuta. Sappiamo bene che le sole nostre forze individuali non bastano. Per questo crediamo nel valore della comunione fra gli uomini: nel valore della società, nella necessità di articolarla in uno Stato libero, solidale e giusto. Per questo motivo onoriamo gli ideali di Libertà, Autonomia e Giustizia. Per questo vogliamo che lo Stato incarni sempre questi tre principi. Per questo riteniamo che gli uomini dello Stato debbano ispirarsi anch’essi a questi tre principi. E fin qui gli ideali e i desideri. Ma è davvero così? Guardiamoci intorno e chiediamoci: ma lo Stato dov’è? Ci ispira davvero idee di fede, di speranza e di carità? Davvero serve gli ideali di libertà, autonomia e giustizia? La risposta è tragicamente facile: lo Stato non risponde, non ci risponde. Non  corrisponde ai nostri desideri e alle nostre richieste. Lo Stato non c’è. E’ assente. Da troppo tempo. E’ uno Stato sfasciato, inerte, assente, muto, impotente. Di chi la colpa? La risposta è tragicamente facile: è dei suoi “rappresentanti”, degli “eletti”, dei “politici” che sono inadeguati al compito che pure hanno bramato senza averne le capacità necessarie, senza avere la preparazione adeguata, senza nemmeno sapere da che parte cominciare: una “casta” inadatta, chiacchierona e confusionaria, capace solo di sfasciare per cambiare, senza sapere nemmeno perché. Così questa “casta” ha costruito uno Stato in sfacelo, che alimenta sentimenti contrari alla fede, alla speranza e alla carità. Eccoli: sfiducia, disperazione, egoismo.  Questi sono i sentimenti contrari alla fede, alla speranza e alla carità. E’ vero, uno Stato in sfacelo conduce alla sfiducia nelle istituzioni, alla disperazione delle fasce più deboli della società e all’egoismo sfrenato dei privilegiati. Non è questo lo Stato che vogliamo. Sappiamo che quando uno Stato va allo sfascio la risposta purtroppo è una sola: la parola passa alle armi. Abbiamo vissuto settant’anni in pace e adesso sentiamo spirare venti di guerra: in Ucraina, ma anche a casa nostra. Anche da noi sentiamo gli spari. Anche l’altra notte si è sparato. Noi vorremmo la pace, non la guerra, noi vorremmo sentire suoni di musica, non suoni di morte. E invece uno Stato in sfacelo affida la sua debole sopravvivenza agli spari dei suoi servitori più responsabili, che nonostante lo sfascio delle istituzioni sentono ancora l’alto dovere civile di difendere anche con le armi una convivenza sociale ormai degenerata. Anche noi, come la stragrande maggioranza della popolazione, abbiamo avvertito quegli spari come liberatori da un’oppressione troppo a lungo compressa. Bravi, carabinieri. Grazie per quegli spari, come ve lo dicono in tanti adesso. Per fortuna rimanete voi a difenderci tutti. Ma l’eco di quei colpi benemeriti e liberatori dovrebbe rimbombare a condanna tremenda e perpetua negli orecchi dei politici incapaci che ci hanno ridotto a sperare salvezza solo negli schiocchi di morte, invece che in leggi giuste e tempestive.

da montenovonostro

 

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