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Provincia: Non piace a “montenovonostro” per la Provincia “Intanto la distruggiamo e dopo faremo” PDF Stampa E-mail
Mercoledì 16 Ottobre 2013 15:36

Non piace a montenovonostro per la Provincia Intanto la distruggiamo e dopo faremoDa anni, da almeno trent’anni, in politica è invalsa la prassi “Intanto distruggiamo, dopo faremo”. Lo hanno fatto con gli ospedali, lo hanno fatto con gli organi di controllo, lo stanno facendo con le Province. Ovviamente i politici, che sono notoriamente furbi, molto più furbi di noi, non adoperano mai la parola “distruggere”, questa l’abbiamo sintetizzata noi. No, loro adoperano altre parole, come “abolire, riformare, razionalizzare, deistituzionalizzare” e così via, con neologismi sempre più arditi e fantasmagorici, in modo da essere incomprensibili al popolo. Ma il senso è sempre quello: cambiare, ovvero distruggere. Distruggere quello che c’è e poi promettere di rifarlo mirabolantemente nuovo e splendente. Ma qui non splende più niente e sta calando il buio più cupo. E’ la notte della repubblica. Una notte iniziata due anni fa con l’artificio monocratico presidenziale di nominare senatore a vita un illustre sconosciuto gabellandolo per “professore”, il quale ha poi nominato un governo di altrettanti ministri-“professori”, che ci hanno ridotto nelle condizioni attuali senza aver mai chiesto né ottenuto neppure un singolo voto del popolo elettore, come dovrebbe essere in democrazia. Tutto nel raggelante silenzio dei partiti che hanno rinunciato al loro dovere costituzionale di difendere la democrazia, che è governo di popolo e non di cooptati come nelle monarchie, pur di conservare, a spalle nostre, le loro succulente indennità. E così, senza soprassalti di dignità, perché sono tutti d’accordo o almeno sono tutti rassegnati, siamo scivolati lungo una china pericolosa, fatta di pressappochismo e di irresponsabilità. Torniamo all’esempio delle Province che avevano detto di “abolire” (non “distruggere” badate bene, perchè loro non adoperano mai una parola così brutta) per poi “riformarle", "razionalizzando" i servizi e "deistituzionalizzando" alcune competenze, perché questo è il nuovo lessico politichese ormai dilagante. E siamo giunti a quasi un paio di annetti dalla mirabolante riforma che ha fatto decadere gli organi elettivi costituzionali provinciali quali il Consiglio, la Giunta e il Presidente, che erano l’espressione più vera della democrazia. Ma anche se è scomparsa la democrazia, la Provincia ancora c’è, monoliticamente. Non è più un ente democratico elettivo, è stato “commissariato”: comanda solo uno, il vecchio Presidente che è solo “ex”, però è stato nominato “Commissario Straordinario”. E la straordinarietà della sua funzione sta diventando “ordinaria” e chissà quanto altro tempo ancora durerà. Intanto l’anno scorso la Provincia commissariata, ad estate ormai finita, il 12 settembre 2012 ancora non aveva nemmeno tagliato l’erba lungo le strade provinciali, come dimostra la foto allegata, che è solo una ripresa al Ghiretto, ma ne abbiamo un intero dossier lungo tutta la strada Arceviese. Però nel frattempo i partiti di destra e di sinistra si stavano baloccando, insistendo sulla abolizione definitiva, inventando ogni giorno una proposta nuova. E adesso incominciano pure a litigare, non perché hanno a cuore l’interesse del popolo, no. Litigano solo per conservare le loro poltrone. E così, pur dicendo che vogliono abolire le Province, sia da destra che da sinistra, tutti si fanno sotto a sollevare obiezioni e distinguo pur di bloccare la temuta scomparsa. E molti già, da destra e da sinistra, incominciano a dire che abolirle costerà di più che a farle funzionare. Parola odierna, fresca fresca, di “Antonio Saitta, presidente dell'Unione Province Italiane: "Noi siamo disponibili ad abbandonare alcune funzioni, penso al turismo, allo sport e alla cultura, materie delle quali è bene si occupino i Comuni, ma non altre come l'edilizia scolastica perché comporterebbe maggiori costi. Un'altra cosa sulla quale poi non cediamo è il sistema elettorale. L'elezione diretta è molto importante, sulle funzioni possiamo discutere, ma su quello no". Un impegno che vede le Regioni, e in particolare la Lombardia, al fianco, delle Province, come spiega il presidente lombardo Roberto Maroni: "Noi come Regioni siamo in grado di organizzare per conto nostro il livello intermedio tra noi e i Comuni. Il governo non deve dunque abolire le Province punto e basta, ma delegare a noi il compito di organizzare il livello intermedio e soprattutto non deve passare quell'obbrobrio di disegno di legge Delrio sulle Città metropolitane. Su quello faremo la guerra". Un conflitto destinato a scoppiare in tempi rapidi, visto che la costituzione delle dieci Città metropolitane, che sostituiranno alcune Province, è in programma per l'inizio del 2014”. Scusate tanto, signori politici, se sulla vicenda si intromette “montenovonostro”: noi non facciamo politica, né di destra, né di sinistra, non dobbiamo difendere nessuno né parteggiare per l’uno o per l’altro. Diciamo solo una cosa: se dopo due anni ancora non sapete che fare, né da destra né da sinistra, perché allora avete commissariato le Province? Non potevate pensarci meglio PRIMA e solo DOPO aver trovato la soluzione definitiva, decidere con cognizione di causa? Ah, dimenticavamo: voi siete quelli che intanto distruggete. E dopo ci promettete che farete meraviglie. Come se tutti ancora fossero disposti a crederci davvero. Noi non ci crediamo più e diciamo che le Province sono enti territoriali costituzionali, che non si possono abolire per decreto, ma occorre una modifica costituzionale e che è una vergogna far perdere tempo al Parlamento a discutere la modifica costituzionale mentre urgono provvedimenti legislativi a salvare la casa che brucia. Vi diamo un consiglio: abolite il Commissario, altro che le Province. Almeno ci restituirete un po’ di democrazia.

da montenovonostro

 

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