Foggia: “giustiziagiusta” sull’arresto di quattro Giudici tributari per falso e truffa |
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Mercoledì 08 Novembre 2017 16:08 |
Dalla associazione di cittadinanza attiva "giustiziagiusta" riceviamo la seguente comunicazione: “Apprendiamo dalla stampa nazionale le notizia che i militari del Gruppo Tutela Spesa Pubblica/sezione Anticorruzione del Nucleo di Polizia Tributaria di Bari, con la collaborazione di personale della sezione di polizia giudiziaria della Guardia di Finanza, sotto
la direzione della Procura di Foggia, hanno eseguito l’arresto di 10 persone, tra cui quattro giudici tributari, e il divieto di esercitare la professione di commercialista per 12 mesi nei confronti di altre tre. Agli arresti domiciliari sono finiti i giudici tributari Giuseppe D’Avolio di Ischitella; Vito Merra di Cerignola; Antonio Ventura e Antonio Cerase entrambi di Foggia; due dipendenti delle commissioni tributarie, Rosaria Adriana Benigno (ora in pensione) e Domenico Laricchia, entrambi di Foggia, e i commercialisti difensori nelle commissioni tributarie Gaetano Stasi e Francesco Ricciardi, entrambi di Foggia, e Antonio Scala e Gaetano Valerio, entrambi di Vieste. L'interdizione è stata decisa per i commercialisti Giovanni Antini e Mauro Gadaleta di San Giovanni Rotondo e Gianluca Orlandi di Noicattaro. Tra gli indagati c'è anche il magistrato Lorenzo Nicastro, ex Pubblico Ministero a Bari, attualmente in servizio alla Procura di Matera e ex assessore IDV all’Ambiente della Regione Puglia. Al magistrato si contestano i reati di falso in atto pubblico e truffa per aver falsificato dal 2015 al 2017, nella sua qualità di giudice relatore presso la sezione distaccata di Foggia della Commissione Tributaria di Bari, 168 sentenze e procurandosi così un ingiusto profitto, quantificato in 1.920 euro. Nicastro avrebbe sottoscritto sentenze risultate completamente redatte dalla sua ex segretaria, oggi in pensione, Rosaria Adriana Benigno, finita agli arresti domiciliari nell’ambito dell’indagine anche per il reato di corruzione in atti giudiziari. Alcuni funzionari amministrativi in cambio di denaro o altre utilità pilotavano le cause sui giudici compiacenti o anche svogliati: alcuni giudici – secondo quanto emerso dalle indagini – emettevano decisioni favorevoli al contribuente in cambio di somme di denaro; altri, pur in mancanza di utilità personale, frodavano l’amministrazione tributaria delegando completamente, di fatto, la giurisdizione a funzionari che deliberavano secondo il proprio tornaconto personale (tangenti o altri vantaggi), limitandosi alla sola firma della sentenza con introito delle indennità previste per l’attività decisoria”.
da giustiziagiusta |