Assemblea_Legislativa_Delle_Marche.jpg

Login

Chi è online

 243 visitatori online

Utenti registrati Online

No
Home Centro Cultura Popolare Santo del Giorno Santo del giorno 3 febbraio: San Biagio vescovo e martire
Santo del giorno 3 febbraio: San Biagio vescovo e martire PDF Stampa E-mail
Venerdì 03 Febbraio 2023 00:00

Santo del giorno 3 febbraio: San Biagio vescovo e martireSan Biagio vescovo e martire fu medico a Sebaste in Armenia dove venne eletto vescovo. Biagio governava la comunità di Sebaste d’Armenia quando nell’Impero romano venne concessa la libertà di culto ai cristiani nel 313, sotto gli imperatori Costantino e Licinio, entrambi “Augusti”, cioè imperatori (e pure cognati: Licinio aveva sposato una sorella di Costantino). Licinio governava l’Oriente, e perciò aveva tra i suoi sudditi anche Biagio. Il quale però muore martire intorno all’anno 316, ossia dopo la fine delle persecuzioni. Perché? Il fatto sembra dovuto ai contrasti scoppiati tra i due imperatori-cognati nel 314, e proseguito con brevi tregue e nuove lotte fino al 325, quando Costantino farà strangolare Licinio a Tessalonica (Salonicco). Il conflitto provocò in Oriente anche qualche persecuzione locale – forse a opera di governatori troppo zelanti, come scrive lo storico Eusebio di Cesarea nello stesso IV secolo – con distruzioni di chiese, condanne dei cristiani ai lavori forzati, uccisioni di vescovi, tra cui Basilio di Amasea, nella regione del Mar Nero. Il martirio del vescovo Biagio avvenne durante una di quelle persecuzioni locali di cristiani, intorno al 316. Catturato dai Romani fu picchiato e scorticato vivo con dei pettini di ferro, quelli che venivano usati per cardare la lana, e infine decapitato per aver rifiutato di abiurare la propria fede in Cristo. Venerato tanto in Occidente, quanto in Oriente, il suo culto è molto diffuso sia nella Chiesa Cattolica che in quella Ortodossa. Nella sua città natale, dove svolse il suo ministero vescovile, operò numerosi miracoli, tra gli altri la guarigione, avvenuta durante il periodo della sua prigionia, di un ragazzo da una lisca di pesce conficcata nella trachea. Tutt’oggi, infatti, il santo lo si invoca per i “mali alla gola”. Inoltre san Biagio fa parte dei quattordici cosiddetti santi ausiliatori, ossia, quei santi invocati per la guarigione di mali particolari: è infatti antica tradizione impartire, durante la celebrazione liturgica della sua festa, una speciale benedizione alle “gole” dei fedeli dal celebrante, incrociando due candele. Dopo il martirio, il corpo del vescovo Biagio venne deposto nella sua cattedrale di Sebaste; ma nel 732 una parte dei resti mortali venne imbarcata da alcuni cristiani armeni alla volta di Roma. Una improvvisa tempesta troncò però il loro viaggio a Maratea (Potenza), unica città della Basilicata che si affaccia sul Mar Tirreno, e qui i fedeli accolsero le reliquie del santo in una chiesetta, che poi divenne l’attuale basilica, sull’altura detta ora Monte San Biagio. Si racconta che la le pareti della Basilica stillarono un liquido giallastro che i fedeli raccolsero e usarono per curare i malati. Papa Pio IV nel 1563, allora vescovo, riconobbe tale liquido come “manna celeste”. Dal 1863 ha assunto il nome di Monte San Biagio anche la cittadina chiamata prima Monticello (in provincia di Latina) e disposta sul versante sudovest del Monte Calvo. Interessanti sono anche alcune tradizioni popolari tramandatesi nel tempo in occasione dei festeggiamenti del santo. C’è una sua statua dedicata a san Biagio anche su una guglia del Duomo di Milano, la città dove in passato il panettone natalizio non si mangiava mai tutto intero, riservandone sempre una parte per la festa del santo e tuttora si vende a Milano il “panettone di san Biagio”, che sarebbe quello avanzato durante le festività natalizie. A Lanzara, una frazione della provincia di Salerno, è tradizione mangiare la famosa “polpetta di San Biagio”. Nella città di Salemi, invece, che nel 1542 il santo salvò da una grave carestia causata da un’invasione di cavallette che distrusse i raccolti nelle campagne, ogni anno si festeggia il santo preparando i cosiddetti “cavadduzzi”, letteralmente “cavallette”, per ricordare il miracolo, e i “caddureddi”, la cui forma rappresenta la “gola”, che sono dei piccoli pani preparati con acqua e farina, benedetti dal parroco e distribuiti ai fedeli. A Cannara, comune della provincia di Perugia, i festeggiamenti del santo sono occasione per antichi giochi popolani, come il gioco del “Ruzzolone” facendo rotolare forme di formaggio per le vie del centro storico. Numerosi altri luoghi nel nostro Paese sono intitolati a lui: San Biagio della Cima (Imperia), San Biagio di Callalta (Treviso), San Biagio Platani (Agrigento), San Biagio Saracinisco (Frosinone) e San Biase (Chieti). Ma lo troviamo anche in Francia, in Spagna, in Svizzera e nelle Americhe. A San Biagio è dedicata anche la Cattedrale dell’antica repubblica marinara dalmata di Ragusa (oggi Dubrovnik), che conserva reliquie del santo, parte delle quali vennero donate nel 1405 all’antichissima chiesa priorale di San Severo al colle Paradiso di Montenovo (oggi Ostra Vetere) dalla nobile famiglia ragusea dei Pocchianti, insediata nel più bel palazzo rinascimentale sulla vetta della scalinata di Santa Lucia.

estratto da: http://www.santiebeati.it

da Centro Cultura Popolare