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Santo del giorno 1° febbraio: San Severo di Ravenna vescovo PDF Stampa E-mail
Mercoledì 01 Febbraio 2023 00:00

Santo del giorno 1° febbraio: San Severo di Ravenna vescovo Su san Severo di Ravenna vescovo è dall’antico ‘Catalogo Episcopale’ che si ricava la notizia che san Severo fu il 12° vescovo di Ravenna, dopo Marcellino e prima di Liberio; della sua vita purtroppo non si sa molto, tranne che il suo nome compare tra i partecipanti al Concilio di Sardica (antico nome di Sofia in Bulgaria), tenutosi nel 342-343, inoltre è fra i sottoscrittori dei canoni conciliari, della lettera sinodica a papa san Giulio I (337-352) e di quella a tutti i vescovi. Come riferiscono gli agiografi medioevali Agnello e Liutolfo, Severo morì un 1° febbraio in un anno dopo il 342 e in questo giorno venne ricordato nell’antico Calendario italico, inserito poi nel ‘Martirologio Geronimiano’; venne sepolto nella zona di Classe presso Ravenna, detta del ‘Vicus Salutaris’, in un sacello chiamato “monasterium S. Rophili” aderente al Sud della basilica del secolo VI. Testimonianze dell’antico culto sono le notizie di due traslazioni di reliquie del santo vescovo, una citata nel ‘Martirologio Geronimiano’ al 27 novembre, avvenuta a Milano, poco dopo l’episcopato di sant’Ambrogio (340-397), insieme a quelle di altri quattro santi e un’altra celebrata al 3 settembre ad Aquileia, anche qui con quelle di altri quattro santi, fra cui sant’Andrea apostolo. Grande testimonianza del culto tributatogli a Ravenna sono i mosaici di Sant’Apollinare in Classe (consacrata nel 549), situati nella parte inferiore dell’abside, rappresentanti i vescovi san Severo, sant’Orso, Ecclesio ed Ursicino, i primi due recano l’appellativo “Sanctus”, prova questa di sicuro culto. E poi vi è la grande basilica di San Severo, iniziata dal vescovo Pietro III nel 575 e condotta a termine da Giovanni Romano (578-95) e da lui consacrata il 17 maggio 582, collocandovi anche l’arca del santo. Questa basilica abbinata a un grande monastero benedettino, rimase integra fino al secolo XV poi, dopo varie vicende, venne definitivamente abbandonata e distrutta; era una grande basilica a tre navate divise da dodici colonne per parte; aveva l’abside poligonale all’esterno e semicircolare all’interno (tipo ravennate). Per quanto riguarda i testi letterari che riguardano san Severo, essi sono in buona parte leggendari, raccolti e trascritti dagli agiografi medioevali e da due sermoni di san Pier Damiani (1072); la biografia che se ne ricava dice che il santo, povero lanaiolo di Ravenna, si reca in chiesa dopo la morte del vescovo Marcellino, per assistere all’elezione del successore e una colomba gli si posa più volte sulla testa, così che tutto il popolo riconosce che è lui l’eletto di Dio; poi racconta ancora che durante una celebrazione eucaristica, va in estasi e presenzia per un prodigio di bilocazione, alla morte dell’amico san Geminiano di Modena. Gli muore la figlia Innocenza e dietro invito del santo, le ossa della defunta moglie Vincenza si spostano per lasciare alla figlia un posto nell’arca; infine sentendosi vicino alla morte, fa aprire l’arca che si era preparata, vi si distende e rende l’anima a Dio. Tutti questi episodi si ritrovano, nella narrazione agiografica medioevale, nelle ‘Vite’ di altri santi. Secondo l’agiografo Liutolfo, il corpo di san Severo non rimase per molto tempo nella sua basilica di Classe; nell’842 un monaco franco di nome Felice, trafugò le reliquie di san Severo, Vincenza e Innocenza e le trasferì prima a Magonza poi ad Erfurt, diffondendo così il culto in tutta la Germania, sorgendo chiese in suo onore. Ma ben più numerose furono le chiese dedicatogli in tutta la provincia ravennate, nell’Emilia Romagna, in Toscana, nelle Marche, solo a Faenza ve ne furono ben quattro. I bassorilievi marmorei posti sul sepolcro trecentesco nella chiesa del santo a Erfurt, lo raffigurano vestito degli abiti vescovili, in mezzo alle figure della moglie e della figlia, in devoto atto orante. A san Severo venne dedicata una antichissima chiesa rurale sul colle Paradiso di Montenovo (oggi Ostra Vetere) ricordata in un diploma imperiale di Ottone III nel 1001, chiesa che venne poi traslata nel centro storico al Pozzolungo nel 1580, tanto che san Severo venne eletto compatrono del paese (testo numero 42 - Alberto Fiorani, Fabrizio Lipani, San Severo, dalla cella sul colle Paradiso alla parrocchiale del Pozzolungo, Ostra Vetere (AN) Centro Cultura Popolare, 1995, pp. 242).

estratto da: http://www.santiebeati.it

da Centro Cultura Popolare