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Home Centro Cultura Popolare Santo del Giorno Ostra Vetere: L'abbazia di Santa Maria di Piazza - Indagine storico-architettonica per il restauro
Ostra Vetere: L'abbazia di Santa Maria di Piazza - Indagine storico-architettonica per il restauro PDF Stampa E-mail
Mercoledì 25 Marzo 2015 17:42

Ostra Vetere: L'abbazia di Santa Maria di Piazza - Indagine storico-architettonica per il restauroIn occasione della annuale festività religiosa dell’Annunziata, titolare della nostra chiesa principale ostraveterana dell’Abbazia di Santa Maria Annunziata di Piazza, offriamo ai nostri lettori un ulteriore passo dell’interessantissimo volume stampato a cura del Centro di Cultura Popolare e scritto qualche anno fa dall’ingegnere Francesco Fiorani nel corso dei suoi studi universitari, che scopre tante sconosciute vicende storiche locali, ponendosi quindi come notevolissimo contributo alla conoscenza storica del nostro paese. 66 - Francesco Fiorani, L'abbazia di Santa Maria di Piazza - Indagine storico-architettonica per il restauro, Ostra Vetere (AN) Centro Cultura Popolare, 2002, pp. 624. Estratto da pagina 31 a pagina 33: “Capitolo 1 PREMESSA La presente monografia nasce dalla necessità di corredare con adeguata documentazione storico-architettonica il progetto di restauro conservativo del monumentale complesso abbaziale ostraveterano di Santa Maria di Piazza, danneggiato dal terremoto che ha colpito tutto l'Appennino umbro-marchigiano con una interminabile serie di scosse sismiche a far data dal 26 settembre 1997, progetto affidato all'ingegnere corinaldese Marcello Lenci. L'approntamento del predetto progetto consegue ai primi lavori di intervento di consolidamento effettuati in questi ultimi anni e finanziati con fondi pubblici, propedeutici ai previsti lavori di restauro vero e proprio. In realtà il complesso monumentale è stato oggetto, in tutto l'arco di tempo della sua plurisecolare esistenza, di una corposa serie di interventi edilizi parzialmente ricostruttivi e di numerosi lavori di consolidamento, anche anteriormente al richiamato evento sismico, avendo l'intero edificio dimostrato una propensione all'instabilità delle strutture a causa di lesioni provocate nei decenni da una serie di concause. Vediamole sinteticamente in ordine cronologico. Il complesso abbaziale, realizzato tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento su precedenti esistenze, aveva subìto i primi ingenti danni durante il grave terremoto di Senigallia nel 1930, che aveva provocato la frattura di parte della guglia del campanile con la torsione della sua piramide cuspidale, che venne poi ricostruita integralmente alla sua vertiginosa altezza. Il passaggio del fronte durante la seconda guerra mondiale, nel 1944, inferse ulteriori danni, particolarmente alla parte absidale, con lo sfondamento delle nicchie prospicienti l'altare maggiore, che vennero tamponate in sede di ricostruzione del paramento murario, prima della ritinteggiatura interna. Il terremoto di Ancona del 1972 accentuò le lesioni che si erano già manifestate sia negli alzati del transetto, al di sotto dei rosoni laterali, che nelle semiarcate ogivali nel tamburo ottagonale di sostegno dell'ampia cupola sommitale: nei primi anni '80, quindi, gli interventi hanno riguardato soprattutto il consolidamento e l'impermeabilizzazione delle guglie, a evitare le dannose infiltrazioni delle acque meteoriche già registrate nell'arco dei precedenti decenni. Ma è stato soprattutto il terremoto dell'Appennino umbro-marchigiano del 26 settembre 1997 che ha inferto nuovi e preoccupanti danni all'intera struttura muraria, tanto da imporre la chiusura al culto dell'edificio sacro per una serie di lavori di pronto intervento in sede di primo consolidamento di tutto il manufatto. 1930, 1944, 1972, 1997 sono quindi date di scansioni significative nella vita dell'edificio, ma non le uniche, pur essendo le più traumatiche: in realtà lo stillicidio degli impercettibili movimenti dei corpi murari, verificatisi durante l'arco degli ultimi decenni, hanno aperto una molteplicità di microlesioni progressivamente sempre più evidenti, attraverso cui le infiltrazioni di acque meteoriche, intercettate dalle soluzioni di continuità dei manti di copertura, hanno apportato apprezzabili peggioramenti delle condizioni di stabilità del complesso monumentale. Che tre terremoti e una guerra siano stati causa di danni rilevanti è un effetto comprensibile e giustificato, ma è pur tuttavia l'evidente peggioramento delle condizioni generali di Santa Maria di Piazza che deve indurre a porsi una domanda: perché l'abbazia presenta una condizione statica alterata e in progressiva evoluzione? La risposta, o le risposte, non possono che venire da una attenta indagine pluridisciplinare di carattere storico, geologico, archeologico, stratigrafico e architettonico, di cui la presente ricerca storico-architettonica vuole essere un contributo di rilievo, almeno per quanto riguarda la conoscenza cronologica delle trasformazioni fisiche dell'insediamento, di cui l'attuale, appena centenario, non è che l'ultima versione di una serie di precedenti costruzioni, ampliamenti, ristrutturazioni e ricostruzioni in sito, accertate lungo l'arco di molti secoli dal Medioevo a oggi, che non possono non aver condizionato e continuare a condizionare anche l'ultima struttura edilizia, se non altro per le subsidenze stratificate sull'area di sedime. La sovrapposizione di costruzioni e ricostruzioni su numerosi strati di macerie inerti non stabilizzate, residuate dalle ripetute demolizioni che si sono susseguite nei secoli, di certo non favoriscono la stabilizzazione dell'area su cui sorge l'ultimo monumentale edificio abbaziale. La ricerca storica che segue tende quindi a fornire tutti i possibili elementi di conoscenza opportuni”.

da Centro Cultura Popolare