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Santo del giorno 26 settembre Santi Cipriano, Giustina e Tectisto martiri PDF Stampa E-mail
Giovedì 26 Settembre 2013 00:00

Santo del giorno 26 settembre Santi Cipriano, Giustina e Tectisto martiriSecondo un componimento poetico dell'impe­ratrice Eudossia, scritto verso la metà del secolo V, Cipriano, già mago e convertito, fu vescovo di Antiochia. Consacrato fin da bambino ad Apollo, a sette anni fu iniziato ai misteri di Mitra e Demetra; a quindici conosceva le « virtù » dei frutti, degli alberi, delle erbe e di tutto ciò che esiste in terra, in cielo e in mare. Educato ad Argo, Elide e Sparta, imparò l'arte della divi­nazione in Frigia e a vent'anni si recò a Menfi in Egitto, dove apprese la magia e i rapporti col demonio; a trent'anni, per apprendere l'astro­logia, si recò in Caldea e conobbe un diavolo che gli mise a disposizione una falange di demoni. Tornato ad Antiochia, ebbe presto gran rino­manza come filosofo e mago e fu visitato da Aglaide che gli confidò il suo amore per Giustina. Ad Antiochia, Giusta, figlia di un sacerdote pagano, aveva davanti a sé un futuro ricco e tranquillo, ma ascoltando le prediche del diacono Paralio, si era convertita al cristianesimo e, insieme con i genitori Edesio e Cledonia, riceve il Battesimo dal vescovo Ottato, mentre il padre, poco dopo, viene ordinato presbitero. Per istruirsi me­glio nella nuova religione, Giusta frequenta assi­duamente la scuola catechetica della città, ma, nel tragitto dalla casa alla scuola, è osservata da un certo pagano Aglaide che se ne innamora e la chiede in sposa. Ella rifiuta perché ha deciso di restare vergine e Aglaide tenta di rapirla; ma, poiché il suo tentativo è frustrato, si rivolge al mago Cipriano che, dietro un forte compenso, prepara, aiutato dal demonio, un filtro amoroso da spar­gere intorno alla casa della fanciulla. Questa, accortasi dell'inganno, prega e, segnandosi con la croce, mette in fuga il demonio. Cipriano tenta ancora, evocando il padre dei demoni che promette di indurre Giusta alle nozze ingannandola sulla vera santità, ma la cristiana scopre il tranello e lo scaccia col segno della croce. Egli allora vuole conoscere il motivo del suo insuccesso e il de­monio confessa che il segno di croce è più potente di lui. Cipriano allora, constatando l'invincibilità del Cristo, ne è turbato e, persuaso da un certo Timoteo che gli fece conoscere la misericordia di Dio, confessa pubblicamente tutti i suoi delitti e misfatti. L'amico Eusebio lo confortò ancora dicendogli che egli era vissuto nell'ignoranza, ma che i suoi delitti potevano essere perdonati se faceva peni­tenza. Cipriano si convinse, si fece condurre nella chiesa cristiana, rinunziò ai suoi incan­tesimi, scacciò i demoni dei quali si era servito, consegnò al vescovo Antimo tutti i suoi libri di magia e li bruciò pubblicamente per dichiararsi cristiano. Il giorno dopo, sabato santo, ricevette il Battesimo e si mise a predicare la dottrina di Cristo. L'anno successivo il vescovo gli confe­rì gli ordini sacri fino al sacerdozio e dopo sedici anni, sentendosi vicino a morire, lo designa come suo successore sulla cattedra episcopale di Antiochia. Durante il suo episcopato Cipriano si adopera soprattutto a combattere gli eretici, mentre Giu­sta, che assume il nome di Giustina, è fatta dia­conessa e messa a capo di un monastero. Al tempo della persecuzione di Diocleziano, Cipriano fu arrestato insieme con la vergine Giustina dal comes di Oriente, Entolmio, essi sono condotti a Damasco; durante l'interrogatorio Cipriano racconta il suo incontro con Giustina e la sua conversione ed esorta Entolmio a convertirsi anche lui, ma questi lo fa scarnificare, mentre Giustina è flagellata. Il giorno dopo ambedue sono immersi in una caldaia di pece bollente, ma ne escono illesi. Allora En­tolmio li inviò a Nicomedia dall'imperatore; questi li fece decapitare presso il fiume Gallo presso Nicomedia e insieme con loro fu ucciso anche Teoctisto. Correva l’anno 302. I loro corpi furono gettati in pasto alle fiere, ma queste non li toccano; sei giorni dopo alcuni marinai li pren­dono e li portano a Roma, dove la matrona Rufina dà loro onesta sepoltura e in loro onore edificò una basilica presso il foro di Claudio. Il componimento eudossiano ebbe larghissima diffusione nell'antichità e nel Medioevo tanto che, oltre all'originale greco, ne sono ri­maste versioni in lingua latina, siriaca, araba, etiopica, slava, ecc. Nel Medioevo, infine, si pretese trovare quei corpi presso il Battistero Lateranense e allora la festa di Cipriano e Giustina fu introdotta nel Breviario Ro­mano. A partire dal ritrovamento casuale, ad opera dell’antipapa Giovanni Filagato nell’anno 1000 delle reliquie di santa Giustina di Antiochia nella Basilica di santa Rufina a Roma, le reliquie furono portate in trionfo a Piacenza il 17 agosto del 1001, affinché potessero riposare nella Cattedrale intitolata alla santa e da allora in poi la santa Giustina venerata a Piacenza fu identificata con quella antiochena.
Da: http://www.santiebeati.it