Banca_Marche.jpg

Login

Chi è online

 117 visitatori online

Utenti registrati Online

No
Home Centro Cultura Popolare Santo del Giorno Santo del giorno 20 settembre Santi Eustachio Placido, Teopista, Teopisto e Agapio martiri
Santo del giorno 20 settembre Santi Eustachio Placido, Teopista, Teopisto e Agapio martiri PDF Stampa E-mail
Venerdì 20 Settembre 2013 00:00

Santo del giorno 20 settembre  Santi Eustachio Placido, Teopista, Teopisto e Agapio martiriPlacido, ricco e vittorioso generale di Traiano, benché pagano era spinto a grandi beneficenze per sua bontà naturale, come già il centurione Cornelio. Un giorno, a caccia, inseguì un cervo di straordinaria bellezza e grandezza che, fermatosi sopra un'alta rupe, si volse all'inseguitore. Aveva tra le corna una croce luminosa e, sopra, la figura di Cristo: "Placido", disse, "perché mi perseguiti? Io sono Gesù, che tu onori senza sapere". Riavutosi dallo spavento, Placido fu invitato a farsi battezzare insieme coi suoi. Egli prese il nome di Eustachio o Eustazio, la moglie quello di Teopista e i figli quelli di Teopisto e Agapio. Ritornato sulla montagna, udì la voce misteriosa preannunziare che, novello Giobbe, avrebbe dovuto dar prova della sua pazienza. Infatti, la peste gli rapì i servi e le serve e, poco dopo, i cavalli e il bestiame. I ladri gli tolsero ogni altro suo avere. Allora decise di emigrare in Egitto; durante il viaggio, non avendo di che pagare il nolo, si vide togliere la moglie dal capitano della nave, che se n'era invaghito. Ridiscese a terra e continuò con i figli il viaggio a piedi; ma poco dopo questi gli furono rapiti, da un leone l'uno, da un lupo l'altro. Salvati dagli abitanti del luogo, i due giovanetti crebbero nello stesso villaggio senza conoscersi. Eustachio, rimasto solo, si stabilì in un villaggio vicino, detto Badisso, ridotto a guadagnarsi il pane custodendo i raccolti degli ospiti. Quindici anni dopo, avendo i barbari violato i confini dell'Impero, Traiano si ricordò di Placido e lo fece cercare. Due commilitoni lo ritrovarono e lo condussero a Roma. Nuovamente a capo delle truppe, trovandole insufficienti, fece reclutare dovunque nuovi soldati: tra le reclute c'erano, sempre ignari l'uno dell'altro, i suoi figli, così robusti e ben educati che li fece sottufficiali e anche suoi commensali. Ricacciati gli invasori e occupato il loro territorio, le truppe sostarono per un breve riposo in un oscuro villaggio, proprio quello dove Teopista, dopo la morte del capitano della nave, viveva coltivando l'orto d'un abitante del luogo, dimorando in un povero abituro; i due ufficiali le chiesero ospitalità. Al racconto delle vicende della propria vita, i due si riconobbero; anche Teopista li riconobbe, ma non rivelò loro la propria identità. Il giorno seguente presentatasi al generale per chiedergli d'essere rimandata in patria, riconobbe in lui il proprio marito. La famiglia così si ricompose. Nel frattempo, a Traiano era succeduto Adriano, il quale accolse il vincitore in trionfo. Però, all'indomani, essendosi Eustachio rifiutato di partecipare al rito di ringraziamento nel tempio di Apollo, perché cristiano, fu condannato al circo insieme con i suoi. Tuttavia il leone, quantunque aizzato contro di loro, neanche li toccò. Allora furono introdotti entro un bue di bronzo arroventato: morirono all'istante, ma il calore non arse loro un capello. I corpi, sottratti dai cristiani, ebbero una conveniente sepoltura sulla quale, dopo la pace di Costantino, sorse un oratorio, dove il loro dies natalis era festeggiato il 1° novembre. Questa leggenda ebbe nel Medio Evo straordinario successo. Ci è pervenuta in molte redazioni e versioni, greche, latine, orientali (armena, siriaca, georgiana, copta, slava, eoc.) e volgari (italiana, francese, spagnola, inglese, tedesca, irlandese, ecc.), diverse nei particolari, ma concordi nella sostanza. La redazione originaria è quella greca; il suo autore non partì da alcun dato reale (storico, monumentale, liturgico), ma ricucì insieme motivi ricorrenti nella novellistica popolare e nell'agiografia cristiana. Nella sua opera si distinguono chiaramente tre racconti: la conversione miracolosa, le avventure familiari e il martirio. Il racconto di quest'ultimo rientra nel genere delle passiones romanzesche. Invece, il racconto del cervo prodigioso ripete un motivo che compare spesso nell'agiografia cristiana (vedi san Giuliano lo Spedaliere, san Meinulfo, san Giovanni di Matha e san Felice di Valois, san Fantino, sant’Uberto di Liegi, ecc.). Eppure, l'eroe del pio romanzo agiografico, grazie all'abilità del narratore, s'impose alla credulità popolare, che ne fece un personaggio reale. La prima traccia, che si conosca finora, d'un culto in suo onore è la diaconia Sancti Eustachii o basilica beati Eustacii che compare già all'inizio del secolo VIII in documenti del papa Gregorio II. Ne parla il Liber Pontificalis, nella biografia dei papi Leone III (795-816) e Gregorio IV (827-844). Era detta in platana, perché sorgeva in mezzo ai platani fra le rovine delle terme di Nerone e di Alessandro Severo, "iuxta templum Agrippae". Fu ricostruita durante il pontificato di Celestino III (1191-1198), che la consacrò il 12 maggio 1196, dopo aver rimesso nell'altare maggiore i presunti corpi di sant’Eustachio e dei suoi familiari. Sant’Eustachio diede il nome all’VIII rione della città di Roma. La celebrità del santo spiega il sorgere di altre leggende, come quella che identifica il luogo del prodigio del cervo nei monti della Mentorella, là dove sorge il santuario di Santa Maria in Vulturella, sopra Ceciliano (Tivoli), e l'altra, che faceva discendere il santo dalla casa Ottavia, quella dell'imperatore Ottaviano Augusto, e, a sua volta, faceva discendere dal santo i conti di Tuscolo, che presero appunto il nome di conti di Sant’Eustachio. La leggenda mette la sua festa al 1° novembre, alla cui data compare anche nel corbeiese majus (secolo XII) del Martirologio Geronimiano. Fu spostata al 2 novembre, dopo l'introduzione della commemorazione di tutti i santi e poi in altro giorno dopo l'introduzione della commemorazione dei defunti. Alla data del 20 settembre compare negli evangeliarii di tipo romano puro dalla metà del secolo VIII e nel Sinassario di Costantinopoli nella quale città era festeggiato nella chiesa (col. 61). Questa data, passata nel Martirologio Romano, finì per diventare universale. Sant’Eustachio figura tra i santi Ausiliatori ed è protettore dei cacciatori e guardiacaccia.

Da: http://www.santiebeati.it