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Santo del giorno 17 luglio Santa Edvige (Jadwiga) regina di Polonia PDF Stampa E-mail
Mercoledì 17 Luglio 2013 00:00

Santo del giorno 17 luglio Santa Edvige (Jadwiga) regina di PoloniaL’8 giugno 1997 a Kraków, in Polonia, Giovanni Paolo II canonizzò dinnanzi ad una folla oceanica la prima regina della sua nazione, Jadwiga (Edvige), appartenete alla “gloriosa stirpe degli Angioini”, dunque di sangue capetingio. Nei suoi confronti persiste un’ininterrotta ammirazione del popolo polacco, un vero e proprio culto ancora vivo a distanza di secoli. Nata a Buda nel 1374, dalla stirpe capetingia degli Angioini a quel tempo regnati sull’Ungheria, dovette appena maggiorenne annullare gli “sponsalia de futuro” stipulati dai suoi genitori quando lei aveva solo quattro anni, com’era tipica prassi medievale, per combinare un matrimonio con Guglielmo d’Asburgo. Il 18 febbraio 1386 sposò invece il granduca lituano Jagello, che promise di ricevere il battesimo insieme con tutta la sua nazione, ultimo baluardo pagano in Europa, nonché l’unificazione alla Polonia. Pare che Edvige sia giunta a prendere una decisione così importante per la sua vita a seguito di intense preghiere dinnanzi al Crocifisso di Wawel e parecchie consultazioni con vescovi e nobili polacchi. Questo matrimonio cambiò la storia europea, trasferendo la frontiera della civiltà occidentale sino ai confini orientali del neonato regno polacco-lituano. Ciò le avrebbe meritato da parte delle Chiese orientali il titolo di “Isapostola”, come le sante Maria Maddalena, Olga di Kiev, Elena madre di Costantino il Grande e Nino di Georgia. Per i cattolici può essere paragonata alla regina Brigida di Svezia “patrona d’Europa”, come ha osservato il papa nell’omelia in occasione della canonizzazione. Aperta la strada alla cristianizzazione della Lituania, Edvige decise di fondare a Praga un collegio per i futuri sacerdoti lituani. Ritenendo che anche l’Università di Cracovia dovesse collaborare all’opera di evangelizzazione, l’11 gennaio 1397, con il consenso del papa Bonifacio IX, fondò la prima Facoltà Teologica polacca, lasciando in testamento le sue gemme ed altri beni personali. Sin dalla sua infanzia, Edvige leggeva abitualmente la Sacra Scrittura, il Salterio, le Omelie dei Padri della Chiesa, le meditazioni e le orazioni di San Bernardo, i Sermoni e le Passioni dei Santi ed altre opere religiose classiche. Alcune di esse vennero tradotte su sua iniziativa in lingua polacca e fece redigere un salterio in tre versioni linguistiche, denominato “Salterio Floriano”, oggi custodito nella Biblioteca Nazionale di Varsavia. Edvige esigeva infatti dal clero un alto livello sia spirituale e che culturale in quei tempi, in cui vi fu un amalgamazione di varie credenze, dottrine e prassi, spesso provenienti dal mondo pagano. Edvige si rivelò sempre fedele alla tradizione, in profonda comunione con la Sede Apostolica e al tempo stesso tollerante nei confronti delle altre confessioni cristiane e delle altre religioni. In tale direzione va citato l’esempio della fondazione della chiesa e del convento dei Benedettini slavi a Cracovia, che avrebbero dovuto recarsi nella Rus’Rossa per celebrare la liturgia nel rito slavo, per giungere pacificamente ad un riavvicinamento fra i differenti culti. In qualità di sovrana cristiana, seppe testimoniare la sua fede con irrepetibile sensibilità; per esempio, per ravviare il culto nella cattedrale di Cracovia, fondò nel 1393 il “Collegio dei 16 Salmisti”, perché giorno e notte potesse risuonarvi la gloria di Dio. In occasione del Giubileo dell’Anno Santo 1390, desiderando poter avvicinare tutti i suoi sudditi, polacchi, lituani e ruteni, ai frutti spirituali della Chiesa, ma ben conscia degli enormi disagi ai quali sarebbero stati esposti in pellegrinaggio per Roma, chiese e ottenne dal papa Bonifacio IX la grazia di poterlo celebrare nel proprio paese. Incoronata “Regina della Polonia”, con il passare del tempo prese parte sempre più attivamente agli affari pubblici dello suo stato, rivelando sempre più la sua prudenza e saggezza politica. Dal 1389 si trovò ripetutamente a dover fare da mediatrice nei rapporti conflittuali fra la Polonia e l’Ordine teutonico, nonché in varie rivalità familiari. Consapevole dell’immane pericolo che i Turchi costituivano per l’Europa cristiana, Edvige tentò di dissuadere l’ambizioso duca lituano Vitoldo dal disperdere le forze dell’esercito polacco-lituano in un’inutile spedizione bellica contro i Tartari. Ma gli affari dello stato non le impedivano di soccorrere i suoi sudditi nei loro bisogni quotidiani. Ciò è testimoniato anche dai registri dei conti reali. Solita contemplare l’immagine del Crocifisso Nero di Wawel, la santa regina era solita assistere alla Messa nei giorni feriali, anche durante i suoi viaggi. La morte prematura del padre, il distacco dalla casa paterna a Buda, l’incoronazione a Regina all’età di dieci anni in un regno a lei ignoto, la rassegnazione circa i falliti progetti matrimoniali dell’infanzia, la tragica morte della madre nel 1387 e dell’ultima sorella nel 1395, le calunnie diffuse nei suoi riguardi nelle corti europee, il tentativo di creare discordia fra lei e suo marito Ladislao Jagello più anziano di lei, in tutte le numerose e complesse difficoltà politiche e umane in cui venne a trovarsi, Edvige seppe sempre prodigarsi con tutto l’amore possibile, nella lunga attesa dell’erede al trono. Nel Medioevo, infatti, la sterilità della donna era considerata un segno del castigo divino: Edvige dunque ne soffriva, tanto più che sperava di rafforzare l’unione polacco-lituana e di proseguire l’opera di cristianizzazione con la nascita di un figlio. La sofferenza fu interrotta solo per breve tempo dalla lieta novella della gravidanza. Purtroppo ebbe modo di gioire assai poco della sua maternità, perché la neonata erede al trono Elisabetta Bonifacia morì in breve tempo. A distanza di quattro giorni, il 17 luglio 1399, si spense anche Edvige, alla giovanissima età di 25 anni e 5 mesi. Premurosa della sorte del coniuge, preoccupata per la solidità dello stato e per la continuità della dinastia Jagellonica, prima di morire consigliò al marito di sposare Anna di Cilli, figlia del Guglielmo e nipote del re San Casimiro il Grande. Nonostante la grande venerazione tributatale spontaneamente dal popolo polacco, ci sono voluti ben sei secoli per giungere al riconoscimento ufficiale del suo culto con la canonizzazione e Jadwiga poté così essere elevata agli onori degli altari con il titolo di “santa”.

Da: http://www.santiebeati.it