Santo del giorno 3 ottobre San Dionigi l'Areopagita discepolo di San Paolo Stampa
Giovedì 03 Ottobre 2013 00:00
ci ha conservato Eusebio, che l’Areopagita fu il primo vescovo di Atene. Solo una leggenda tardiva lo ha identificato con l’omonimo protovescovo di Parigi, martirizzato verso il 270, e la cui festa cade il 9 ottobre. Tale identificazione troviamo nel Martirologio e nel Breviario Romano, al 9 ottobre. Tuttavia nel Vetus Romanum Martyrologium, i due Dionigi sono chiaramente distinti l'uno dall'altro; al 3 ottobre, infatti, si legge: "Athenis, Dionysii Areopagitae, sub Adriano diversis tormentis passi, ut Aristides testis est in opere quod de Christiana religione composuit; e al 9 ottobre: "Parisiis Dionysii episcopi cum sociis suis a Fescennino cum gladio animadversi " (PL, CXXIII, col. 171). La Cronaca, che porta il nome di Lucius Dexter, identifica san Dionigi di Parigi con Dionigi l'Areopagita, ma comunemente si nega l'autenticità di questo scritto. Il primo che identificò i due Dionigi fu Hilduinus, abate di San Dionigi (morto nell’840), nella Vita sancti Dionysii. Sotto il nome di Pseudo-Dionigi va anche una figura assai misteriosa, il cui nome è sconosciuto, forse un monaco siriaco del V-VI secolo promosso all'episcopato, che compose tra il 480 e il 530 e che fu teologo autore di celebri scritti largamente diffusi nel Medioevo, conobbero il più grande successo ed esercitarono un grande influsso: tra essi il «De coelesti Ierarchia», «De mystica theologia», «De ecclesiastica hierarchia», il «De divinis nominibus» e dieci epistulae. Secondo la VII epistula, Dionigi e il sofista Apollophanes avrebbero visto l'eclissi del sole nel giorno della crocifissione e secondo De divinis nominibus (III, 2) Dionigi avrebbe assistito alla Dormitio della Vergine. Da queste notizie leggendarie si è creduto che l'autore di questi scritti fosse Dionigi l'Areopagita, il discepolo di Paolo: il primo ad affermarlo fu il patriarca monofisita Severo di Antiochia (512-18), in una disputa con gli ortodossi a Costantinopoli, sotto Giustiniano I (533). Ma il portavoce dei cattolici, Hypatios, vescovo di Efeso, osservò che se tali scritti fossero stati di Dionigi, non sarebbero stati ignorati né da san Cirillo, né da sant’Atanasio: argomentazione, questa, che vale ancor oggi.

Da: http://www.santiebeati.it