Senigallia: La Procura della Repubblica tira le somme? Stampa
Mercoledì 14 Febbraio 2018 17:25
funzionari. Otto le richieste di rinvio a giudizio con pesanti accuse: a vario titolo sono stati contestati i reati di disastro colposo e omicidio colposi, morte e lesioni in conseguenza di altro reato, inondazione colposa, abuso d’ufficio e omissione di atti d’ufficio. Nonostante tutti i sindaci di sinistra della zona (compreso il nostro, che non comprendiamo perché l’abbia fatto, visti i clamorosi ritardi pluriennali con cui non ha ancora deciso di porre rimedio al rischio che corre la popolazione nostra a causa del depuratore esondante e del terremoto perpetuante) si fossero precipitati, qualche mese fa, a sbandierare il loro incondizionato sostegno politico di parte ai colleghi di partito senigalliesi inquisiti. Addirittura l’ineffabile onorevole PD Lodolini (sì, proprio lui, quello che vuole fondere i Comuni e ridurre Montenovo a misera e periferica frazione di “Senigallia Magna” o com’altro si chiama ormai quell’Unione-Fusione dal ridicolo nome, spiattellata là per là all’improvviso, per aggirare l’ostacolo del referendum che si annuncia “ostico”) aveva annunciato di presentare addirittura una interrogazione parlamentare, anziché lasciare lavorare serenamente la magistratura. Intanto si dovrà vedere come volge l’indagine dell’alluvione, dopo questo ulteriore passaggio. A svolgere le indagini sono stati i carabinieri forestali e gli inquirenti hanno esaminato oltre 30.000 pagine, interrogato 118 testimoni, analizzato tabulati telefonici e visionato ore di immagini registrate dagli elicotteri delle forze dell’ordine e dalle telecamere di sorveglianza nel corso dell’emergenza. Secondo la Procura, non era pronto il Comune di Senigallia a fronteggiare un’alluvione come quella del 3 maggio 2014 che provocò tre morti e inondò circa 5.000 abitazioni. Colpa, secondo quanto emerso dalle indagini, anche di un “piano di protezione civile” reso lacunoso dal restringimento del Piano di assetto idrogeologico deciso nel 2004. Il “piano” prevedeva inoltre che alla soglia d’allarme suonassero le sirene, ma i dispositivi sonori, a quanto pare, non erano stati predisposti. Nel mirino degli inquirenti anche il Piano di assetto idrogeologico ed il Percorri Misa.  Non ci rimane che segnalare un passaggio di quell’indagine: “Secondo la Procura non era pronto il Comune di Senigallia a fronteggiare un’alluvione”. Ma noi ci poniamo anche un’altra domanda: “Forse che era ed è pronto il Comune di Ostra Vetere a fronteggiare un’alluvione o un terremoto con quel “piano ben preciso” che tanto “preciso” proprio non pare? Eppure l'alluvione pare iniziata proprio da noi, con l'esondazione del depuratore sul fosso del Vallone San Giovanni che ha tracimato allagando la zona artigianale e industriale di Pongelli e riversando una immane quantità di acqua maleodorante e forse inquinata proprio sopra i terreni in cui insistono i pozzi dell'acquedotto comunale? E perché mancano da noi la tendopoli con l’eliporto, che pure erano stati finanziati più che previdentemente dal Ministero dell’Interno ben 35 anni fa e i cui fondi sono stati distratti per altre lepidezze, dopo che l’amministrazione “sfascista” aveva “sfasciato” anche quelli? E che, invece delle sirene di allarme, faceva suonare pifferi e tamburi? Cosa potrebbe succedere, se anche da noi la Procura della Repubblica tira le somme?

da montenovonostro