Fossoli: ANPC e il convegno sugli antifascisti cattolici Stampa
Mercoledì 29 Novembre 2017 15:51
relazione_per_atti_Convegno2017_Carla_Bianchi_Iacono. "GLI ANTIFASCISTI CATTOLICI A FOSSOLI Carla Bianchi Iacono Ho suddiviso il panorama dei cattolici resistenti in due filoni principali: quello civile, che comprende laici e sacerdoti e quello militare composto dai graduati agli alti ufficiali. In senso orario nel diagramma sono rappresentate, nei riquadri verdi, le organizzazioni e i gruppi in relazione agli obbiettivi che volevano raggiungere; - Il VAI, Volontari Armati Italiani: organizzazione favorita dal governo Badoglio e composta da ufficiali del regio esercito, la cui anima fu il capitano di fregata Jerzy Sas Kulczycki. - Reseaux Rex rete informativa con a capo il tenente di cavalleria bresciano Aldo Gamba, era costituita da militari, con l'intento di raccogliere informazioni sui 2 movimenti dei reparti tedeschi, e, attraverso la Svizzera farle giungere ai servizi Segreti Inglesi, Francesi e Italiani. - Le Fiamme Verdi, formazione Partigiana di ispirazione cattolica, che operava nelle valli delle prealpi Orobie, in prevalenza nella valle Camonica; non avendo finalità politiche al suo interno c'era una straordinaria varietà di posizioni. Le attività delle Fiamme verdi, erano per quanto possibile, pubblicate sul foglio clandestino "il Ribelle" comunicate da una rete di informatori, che si appoggiava alle tante parrocchie della zona. - FUCI la federazione degli universitari e dei laureati cattolici aveva come scopo di formare le nuove classi dirigenti in vista dell'ormai prossima caduta del fascismo; mentre la Carità dell'Arcivescovo, emanazione della Fuci (con altro nome esiste ancora oggi) dava aiuto alla popolazione milanese, stremata dalla guerra e dalla fame, tramite medici e avvocati in modo gratuito. - OSCAR Organizzazione Soccorso Cattolico Antifascisti Ricercati che rese possibile l'espatrio di centinaia di persone di qualunque religione ricercate dalle numerose polizie politiche: creata da quattro insegnanti del Collegio san Carlo, Andrea Ghetti, Aurelio Giussani, Enrico Bigatti e Natale Motta, utilizzando dapprima i giovani scout delle Aquile Randagie e a cui si aggiunsero studenti universitari, laureati cattolici, e altri di differenti provenienze. Queste strutture perseguivano gli obbiettivi indicati nei riquadri rossi, a volte collaborando fra loro, come è mostrato dalle frecce. La suddivisione esposta non esaurisce tutta la resistenza dei cattolici milanesi; dal 1943 al 1945 hanno operato altri gruppi ma non si ha notizia che i loro appartenenti siano transitati dal campo di Fossoli. Con il trasporto del 9 giugno arrivano a Fossoli i primi antifascisti di cui parlerò. Il capitano di fregata Jerzy Sas Kulczycki, classe 1905 di origini polacche, nato a Roma, incaricato dal Governo Badoglio di costituire un esercito clandestino che si chiamerà Volontari Armati Italiani, senza identificazione partitica, da contrapporre alle formazioni partigiane che iniziavano a nascere. Ai primi di gennaio del 44 si trova a Milano, per incontrarsi con alcuni rappresentanti del CLN, fra cui Ferruccio Parri e Carlo Bianchi. Ma il proposito di riunire tutte le forze militari stentò a nascere per la difficoltà di adeguare la loro complessa organizzazione all'attività clandestina di cui i militari non avevano alcuna esperienza. Il tenente colonnello di cavalleria Luigi Ferrighi, classe 1889, arrivò al VAI attraverso il generale Luigi Masini delle Fiamme Verdi. Nonostante avesse partecipato a diverse campagne militari non aveva fatto una grande carriera perché non era “convenientemente fascistizzato”. In aggiunta, la sorella Silvia, insegnante al Liceo Parini, teneva riunioni serali ai suoi allievi ed ex allievi introducendoli ai concetti di libertà, di giustizia e di democrazia. A differenza di Luigi Ferrighi, Ubaldo Panceri, classe 1891, colonnello dei Bersaglieri comandante del VI reggimento fece una bella carriera durante la guerra1 . 1 Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia. N° 06 del 1937. 3 L'8 settembre lo colse a Bologna dove fu uno degli ufficiali che tentò di resistere ai nazifascisti. Tornato a Milano si unì al VAI. A causa della delazione di una persona bene informata, fra la metà di marzo e la fine di aprile, si innescò una catena di arresti degli esponenti più in vista del VAI. La componente militare della resistenza fu praticamente azzerata e il progetto, nonostante tutti gli sforzi e il coraggio del comandante Kulczycki e dei suoi, si spense naturalmente. Ferruccio Parri pur stimando gli ufficiali monarchici come militari, li riteneva avversari politici da combattere e da neutralizzare. Qualcuno sospettò che la delazione provenisse proprio dal CLNAI. I tre sottufficiali che seguono, anch'essi arrivati a Fossoli con lo stesso trasporto, facevano parte della rete Reseaux Rex. Ernesto Celada ventisettenne sergente maggiore di cavalleria, al suo ingresso a san Vittore dichiarò di fare il meccanico di professione. Non fu il solo che diede una informazione falsa, anche Renato Mancini, trentenne maresciallo dei Lancieri di Novara, dichiarò di essere impiegato e non sottufficiale. Forse era uno stratagemma per non rischiare di tradire i compagni, conoscendo i pesanti interrogatori subiti dai detenuti a san Vittore. Armando Di Pietro, classe 1901, maresciallo capo Lancieri di Novara si unì al gruppo informativo del Reseaux Rex ma più tardi; al ritorno da una missione fu arrestato e raggiunse a san Vittore i suoi due compagni. Sempre con lo stesso trasporto arrivò a Fossoli il gruppo direttivo del giornale clandestino "il Ribelle". Teresio Olivelli, icona cattolica della resistenza; all'inizio dell'anno prossimo andrà in porto la causa di beatificazione, non senza aver subito un lunghissimo e tormentato iter. Trentenne, laureato in giurisprudenza, personaggio multiforme, fascista convinto con legami al Partito, autore di scritti sulle leggi razziali, tenente degli alpini nella campagna di Russia. Poi, come Saulo sulla via di Damasco, l'illuminazione mentre era prigioniero in un campo tedesco dal quale riuscì a scappare. Arrivato a Brescia nel novembre del 43, Olivelli viene indirizzato da un gruppo di antifascisti bresciani, al trentaduenne ingegnere milanese, Carlo Bianchi che già dall'armistizio faceva parte del CLN ingegneri, che lo ospita nella sua casa e inizia così la collaborazione che porterà entrambi a Fossoli. Il frutto di questo impegno è lo “Schema di discussione sui principi informatori di un nuovo ordine sociale” 2 scritto nell'inverno 1943-44 da entrambi, con il quale si pongono le linee guida per il futuro di una società, più giusta, più solidale e che si riallaccia a una serie di conferenze che il Bianchi teneva, su richiesta di alcuni sacerdoti, ai giovani della Fuci e nelle diverse realtà ecclesiali. 2 Conservato all'Archivio Storico della Resistenza bresciana presso la Biblioteca dell'Università del Sacro Cuore di Brescia, fondo Morelli, busta 50 4 In seguito nasce il giornale "il Ribelle" come continuità ideale del foglio ciclostilato Brescia Libera e come contenitore di idee da diffondere, idee completamente nuove: “...la nostra è una rivolta morale contro l'Italia prostituita nei suoi valori e nei suoi uomini...” . Il primo numero del giornale esce nel marzo del 44 con lo scopo di fornire notizie vere, smentire la propaganda Nazifascista e presentare negli editoriali temi di carattere civile e sociale. E' da ricordare la presenza di una redattrice donna, Laura Bianchini che verrà eletta all'Assemblea Costituente nelle fila della D.C. I due amici hanno avuto vita e esperienze completamente diverse; Olivelli, scapolo, educazione clerico fascista guidata dallo zio monsignore, che matura la sua visione del mondo quando torna dalla Russia. Il secondo più vecchio di quattro anni, padre di quasi quattro bimbi, educazione cattolico liberale in istituto religioso, antifascista, iscritto e poi presidente della FUCI, 5 iniziatore e animatore della Carità dell'Arcivescovo. 3 Sono arrestati lo stesso giorno, prima in isolamento poi nella stessa cella a San Vittore e arrivano a Fossoli con lo stesso trasporto e sono sistemati in un primo momento nella stessa baracca. Anche il termine della vita avrebbe dovuto essere uguale. Chiamati entrambi la sera dell' 11 luglio, Bianchi cade insieme agli altri 66, Olivelli si nasconde e terminerà i suoi giorni nel gennaio del 45 in un sottocampo di Flossenburg. Altro appartenente al gruppo de "il Ribelle" era il 22enne bresciano Rolando Petrini, studente della Regia Scuola di Ingegneria di Milano, dopo l'8 settembre si unisce alla brigata Tito Speri delle Fiamme Verdi in Valcamonica. Mantiene i rapporti tra i partigiani della zona e la città, inviando materiale, informazioni, e anche copie de "il 3 Archivio INSMLI Milano, Fondo Carlo Bianchi 6 Ribelle". Don Carlo Comensoli nel suo “Diario” annota i giorni in cui Rolando si presenta per portare informazioni e riceverne. Quando soggiorna a Milano si mette a disposizione degli amici de "il Ribelle" insieme con il fratello Enzo, uno dei redattore del foglio, che era stato allievo della professoressa Ferrighi di cui abbiamo detto in precedenza. Franco Rovida, classe 1903 tipografo appartenente ad Avanguardia Cattolica si mise a completa disposizione del gruppo per stampare il giornale; le sue parole nell'accettare l'incarico furono: “E' una cosa buona, si farà”. Fu arrestato ai primi di maggio insieme ai suoi collaboratori, Luigi Monti e Osvaldo Rossi, la tipografia devastata e la macchina da stampa requisita e deportata a Fossoli assieme al suo proprietario. Nel campo Rovida continuerà a lavorare come stampatore. Una decina di anni fa le sue due nipoti hanno trovato, fra i documenti della nonna, la minuta di una lista di circa una settantina di nomi4 ; era quella dei politici scelti per la fucilazione. L'originale dattiloscritto arrivò al Cardinale Schuster attraverso il giovane chierico Giovanni Barbareschi, legato al gruppo de "il Ribelle", che si trovava a Fossoli il 13 luglio, giorno successivo all'eccidio. 5 4 ANED MILANO I nuovo testimoni dei lager, Mimesis Edizioni, 2010 5 Archivio INSMLI Milano Fondo Giovanni Barbareschi 7 La presenza di Barbareschi è confermata dal “Block Notes” di don Francesco Venturelli, parroco di Fossoli, che si recava giornalmente all'interno del Campo per portare conforto, lettere e denaro agli internati.6 L'avvocato Galileo Vercesi, classe 1891 volontario della grande guerra era stato segretario del Partito Popolare milanese, e fu lui a ricevere il decreto di scioglimento quando Mussolini mise fuori legge tutti i partiti politici. Nel casellario giudiziario dell'Archivio Centrale di Stato il suo nome compare con la dicitura: “non pericoloso tenere sotto controllo”. All'indomani dell'8 settembre, data la sua esperienza politica e militare fu nominato comandante delle formazioni partigiane della DC. Nella prima lettera da Fossoli alla moglie “...La compagnia è delle più varie. Si va dal vecchio operaio e contadino, al professionista, al plurimilionario, al nobile, al sacerdote, agli ufficiali, ma la parte intellettuale è numerosa. Sono venute con me ed ho trovato qui alcune decine di amici e di buoni conoscenti così che il tempo vola….”. 6 Block-Notes di don Francesco Venturelli, Archivio Storico Diocesano di Carpi (MO) 8 Da queste parole si intuisce quale mescolanza di uomini e idee fossero presenti al Campo. Molte lettere degli internati sono concordi nel riferire ai familiari lo spirito di cooperazione e condivisione sorto spontaneamente fra loro. Venivano messi in comune i generi alimentari arrivati con i pacchi da casa, i capi di vestiario che venivano richiesti con la taglia e le misure di colui che ne avrebbe dovuto usufruire. Le somme di denaro venivano inviate dai parenti all'indirizzo di don Venturelli che entrando al Campo le distribuiva ai destinatari; poi anche il denaro veniva diviso a seconda delle necessità di ognuno, in special modo in occasione delle partenze per il Nord. Nessuno poteva prevedere che i denari all'arrivo non sarebbero serviti.7 Si potrebbe ipotizzare che fra gli internati fosse nata una sorta di società “più giusta, più solidale, più cristiana”, come era negli intenti dello “Schema di discussione”. Con l'ultimo trasporto del 29 giugno giunsero al Campo: Generale Giuseppe Robolotti, classe 1885, che rifiutò di prestare giuramento all'Esercito Repubblicano e si mise in aspettativa. Il CLNAI gli affidò il comando della Piazza di Milano con l'incarico di costituire un piano per la difesa della città. A metà maggio fu arrestato nel così detto “complotto contro i generali” insieme al 7 Diario di don Francesco Venturelli, Archivio Storico Diocesano di Carpi (MO) 9 collega Bortolo Zambon ed altri. Per una serie di coincidenze mirate, tutto il gruppo di Zambon venne liberato tranne il generale Robolotti, che come tanti altri fu lasciato al suo destino infausto. Gino Marini, cinquant'anni, colonnello di artiglieria, lasciata la divisa dopo l'8 settembre svolse una capillare attività organizzativa per i GAP di Milano collaborando con il generale Robolotti e insieme al quale venne arrestato. Emanuele Carioni, 23enne studente universitario; tenente d'artiglieria e paracadutista. Fece parte dell'organizzazione americana OSS (Office of Strategic Service) e durante una missione fu paracadutato sulle Alpi bergamasche con un lancio mal riuscito, con la radio trasmittente inutilizzabile, trovò ospitalità in casa delle sorelle Villa, antifasciste che aiutavano i partigiani del lecchese, ma furono tutti traditi da sedicenti prigionieri di guerra. Non possiamo dimenticare di citare anche Antonio Ingeme, classe 1916 che rientrato dal Cairo d'Egitto dove era nato, si prodigò per far espatriare i perseguitati per lo più prigionieri di guerra in collaborazione con Oscar; Antonio Manzi, tenente degli alpini al momento dell'Armistizio raggiunse i partigiani delle Valli bergamasche; Francesco Caglio, propagandista di A.C., riforniva di armi e vettovagliamenti i partigiani delle montagne brianzole. In date differenti arrivarono al Campo altri deportati politici di formazione cattolica provenienti dall'Emilia Romagna e che si incontrarono con i milanesi. Luigi Broglio, 21enne studente universitario, iscritto alla Fuci di Parma, attraversate le linee si unì al Servizio Informazioni Militari dell'armata alleata come ufficiale di collegamento, anche grazie alla sua conoscenza della lingua inglese. In una delle missioni che lo portavano oltre le linee verso il Nord, fu tradito e consegnato ai nazifascisti. Rino Molari, classe 1911, professore di lettere, educatore fuori dagli schemi: insegnava oltre all'italiano e al latino, a rispettare le idee altrui, a credere nel valore dell'uomo e ad amare il prossimo. Dopo l'8 settembre partecipò alla costituzione del primo nucleo antifascista a Sant'Arcangelo di Romagna, suo paese natale, rappresenterà il CLN per l'Emilia Romagna a Roma. Dal carcere di Bologna sarà trasferito il 6 giugno a Fossoli, pochi giorni prima dell'arrivo del gruppo più numeroso dei cattolici milanesi e lombardi. Odoardo Focherini, trentottenne carpigiano, sette figli, proclamato Beato dalla Chiesa Cattolica nel 2011. Amministratore del giornale 'L’avvenire d’Italia', presidente dell’Azione Cattolica Diocesana e Giusto fra le Nazioni. Si prodigò per salvare gli ebrei della zona dalla deportazione; tradito, arrestato, giunse a Fossoli il 5 luglio dal carcere di Bologna. Scrisse ai familiari ed agli amici più di 150 lettere; nella prima racconta “… ò trovato qui vecchi e nuovi amici...” i nuovi amici erano quelli legati a “il Ribelle”; e inviò un biglietto senza data, si presume dopo il 12 luglio, all'amico Confucio Lodi nel quale chiede di: “....sospendere pacchi Vercesi, Molari, Bianchi”. Poiché ai tre 10 amici non servivano più.8 Tutte le persone di cui abbiamo parlato furono fucilate al poligono di Cibeno, tranne Rolando Petrini, Franco Rovida, Luigi Monti, Teresio Olivelli, Odoardo Focherini che moriranno di stenti nei lager del Nord Europa. Fra tutti solo Osvaldo Rossi riuscirà a tornare a casa. Mi avvio alla conclusione con una informazione che a mio parere è molto inquietante. Don Giuseppe Bicchierai portavoce del Cardinale Schuster nei rapporti con le autorità tedesche, manteneva regolari contatti epistolari con il Vaticano tramite il segretario di Stato Giovanni Battista Montini, il futuro Paolo VI, per informarlo su quanto accadeva nel nord, ancora sotto l'occupazione tedesca. Nella lettera dell'8 agosto chiude la vicenda del campo di Fossoli con una frase sibillina, che cito testualmente:9 “....Vennero raccolte notizie sia di destinazioni che di esecuzioni. Di tutto, potrò dare più ampia relazione a tempo opportuno. Oggi, comunque il campo di Fossoli è stato interamente sgombrato…”. Grazie. 8 Archivio Famiglia Focherini, Biglietto senza data, dal campo di Fossoli indirizzato a Confucio Lodi detto Gigetto 9 Archivio del Capitolo Metropolitano di Milano, Fondo Giuseppe Bicchierai, brano della lettera pubblicata in Angelo Majo, Gli anni difficili dell'Episcopato del Card. A.I. Schuster, Nuove Edizioni Duomo, Milano, 1978".

da ANPC