Ostra: Desiderio d’infinito e qualità della vita Stampa
Venerdì 25 Maggio 2012 17:43

può più fare nulla per preservarla o prolungarla. Viviamo però (e non era mai successo prima) un clima culturale che considera le circostanze e le condizioni in cui ci troviamo a vivere, quasi più “decisive” del vivere stesso. Quasi che il desiderio strutturale dell’uomo di Infinito (“di non finire”) fosse sconfitto; come se la positività ultima della vita non fosse più un’esperienza possibile in determinate condizioni. Ma è ragionevole, possibile cercare di contribuire a migliorare la vita degli uomini, cercando di determinarne la qualità? E quali strumenti sono necessari, con quale metodo avvicinarsi ad un mistero così grande e profondo come quello della vita di ogni singolo uomo? “Tutto concorre al bene per coloro che amano Dio”, questa frase di Paolo indica forse l’unica condizione che rende qualsiasi tentativo umano, non violento né artificioso, ma fruttuoso di conoscenza e di bene. Tutto può essere misteriosamente positivo quando ci si accosta all’uomo, quando ci accostiamo ad un altro, ricordandoci del desiderio di infinito che costituisce la natura più profonda ed intangibile del nostro io. Paola Marenco, medico chirurgo, è responsabile della Struttura Semplice Trapianti di Midollo dell'Ospedale Niguarda di Milano e membro dell'Associazione "Medicina e Persona".