Ostra Vetere: Come prospetta la diatriba su rifiuti e TAR Stampa
Martedì 06 Febbraio 2018 22:47

Ostra Vetere Come prospetta la diatriba su rifiuti e TARLo scorso Giovedì 18 Gennaio 2018 avevamo pubblicato la segnalazione di Carla Coppa, ex consigliere comunale di minoranza di Ostra Vetere, intitolato: “Ostra Vetere: Carla Coppa sul TAR che boccia il gestore unico dei rifiuti” (http://www.ccpo.it/comunita/montenovonostro/41877-ostra-vetere-carla-coppa-sul-tar-che-boccia-il-gestore-unico-dei-rifiuti) annunciando che vedremo quali saranno gli sviluppi di questa vicenda paradossale e costosissima. A seguito di quell’articolo ci aveva risposto un nostro lettore, come da comunicato di Martedì 30 Gennaio 2018 “Ostra Vetere: Ci ritorneremo in un secondo momento con dati alla mano” (http://www.ccpo.it/comunita/montenovonostro/42059-ostra-vetere-ci-ritorneremo-in-un-secondo-momento-con-dati-alla-mano) che aveva fornito alcune spiegazioni particolarmente nella domanda “come mai il servizio di raccolta dei rifiuti, un tempo di competenza esclusivamente comunale è passato in gestione ad organismi terzi sui quali gli amministratori eletti dal popolo non hanno più possibilità di intervenire direttamente?”. Per cui avevamo ritenuto opportuno approfondire l’argomento con dati certi e inequivocabili, annunciando che “approfondiremo la questione sollevata”. Ed ecco la risposta, con la quale rispondiamo ora al nostro lettore che commentava l’articolo sulla bocciatura da parte del TAR del tentativo di introdurre il gestore unico anche in materia di rifiuti. Tra le altre cose  il nostro lettore si domandava se fosse  vero o meno l’assunto oggi tanto in voga secondo cui la diminuzione dei costi è strettamente collegata alla dimensione del gestore. Quelle che il fior fiore di politici e sapientoni vari amano definire le economie di scala. L’atteggiamento è sempre quello che oltre quarant’anni fa altri riformatori allo sbaraglio riservavano alla sanità e alla famosa legge “treottotre” (Legge 383 di riforma della sanità) della quale si riempivano la bocca. Come è andata a finire con la sanità l’abbiamo già visto e la stessa cosa la rivedremo anche con i rifiuti, visto che ancora non c’è nemmeno bastato l’esempio degli acquedotti. Quel nostro lettore si domandava anche come mai era il sindaco di Ancona Valeria Mancinelli la principale sponsorizzatrice della iniziativa oggi bocciata dal TAR. Un “luminare” lei, come la chiama, e sempliciotti che non riescono a vedere al di la del naso i sindaci dei comunelli più piccoli, che non hanno capito che sarebbero proprio loro i maggiori beneficiari dell’operazione? Se fosse vero il famoso assunto che i costi sono inversamente proporzionali alla dimensione del gestore, non c’è dubbio. Ma è proprio così? L’operazione “fusione” anche nei rifiuti non è partita ieri, sono anni che se ne parla. Già dal 2013 il Messaggero, con un articolo di Agnese Carnevali in data 11 settembre di quell’anno a pagina 35, titolava “Acqua rifiuti e gas, i sindaci pronti: un’unica azienda provinciale”. E il sottotitolo era: “Multiservizi e Anconambiente verso la fusione”. A dire il vero il 5 gennaio 2000 l’allora presidente della Multiservizi, l’ex consigliere regionale PCI Ferdinando Avenali, nell’aprire l’assemblea dei soci, diceva “cominciamo dalla Provincia di Ancona ma  guardiamo alla Regione”. Oggi invece il TAR boccia l’operazione anche nella sola provincia di Ancona. E così il sindaco anconetano Mancinelli si vede sfumare le sue “economie tra il 10 e il 20%, a seconda delle scelte sulle modalità di raccolta”.  E “Comune e cittadini” della città dorica non “potranno risparmiare tra i 2 e i 4 milioni, con una riduzione della tassa rifiuti” di cui fantasticava. Mentre l’amministratore delegato di AnconAmbiente Patrizio Ciotti, che è anche direttore generale di Multiservizi, parlava di “significativi risparmi sui costi totali (valutati in circa 5 milioni di euro a livello provinciale)”. Forse qualcosa il Comune di Ancona sperava di risparmiarlo sì, ma per un altro motivo. Come ce lo fanno intravvedere le “osservazioni al piano d’ambito di gestione dei rifiuti” inviate all’assemblea dei Comuni dal sindaco di Fabriano: “Il Comune di Fabriano, tra quelli di maggiori dimensioni, quali Ancona, Senigallia, Jesi, Osimo, Falconara, ha il costo complessivo del servizio di raccolta, trasporto e smaltimento dei rifiuti più basso – si legge nel documento del sindaco - Ciò significa di conseguenza che il piano finanziario di Fabriano contiene costi inferiori procapite più bassi degli altri Comuni. Il costo complessivo per abitante per il Comune di Fabriano è di € 129,39, mentre il costo medio dei Comuni dell’ATA di € 161,83. A fronte di questo importo medio, ci sono Comuni di medie e grandi dimensioni che hanno costi molto elevati, ad esempio il costo per abitante per Falconara è di € 197,24, per Ancona è di € 196,83, per Senigallia è di € 184,25”. E se consideriamo cosa dice ancora l’ing. Ciotti sulle “Precisazioni sui costi di trasferimento dei rifiuti e sul futuro sistema di raccolta” del 2 dicembre 2015 lo capiremo meglio. Perché ad un certo punto dice che “Il gestore unico avrà inoltre l’obiettivo di arrivare ad una tariffa unica”. Il che vuol dire che i più virtuosi avranno un aggravio e gli “spendaccioni” una diminuzione. Ma dubitiamo molto che anche gli spendaccioni risparmino, perché come va a finire lo abbiamo già visto con il sistema idrico integrato. Anche se il sindaco Mancinelli spera di “ripetere, nel settore dei rifiuti, gli ottimi risultati ottenuti con Multiservizi nel servizio idrico”. Ed eccoli gli ottimi risultati che abbiamo avuto a Montenovo: nel 2001, ultimo anno di gestione comunale, un metro cubo di acqua nella prima fascia lo pagavamo € 0,34, nel 2017 € 0,7113, la depurazione nel 2001 ci costava € 0,26 nel 2017 € 0,5634, la fognatura nel 2001 € 0,09 nel 2017 € 0,2416, la quota fissa nel 2001 sotto la voce “nolo contatore” nella misura unica di € 5,16 nel 2017 va da un minimo di € 29,06 a un massimo di € 232,51. Eccole le economie di scala che ci garantiscono le “riforme” e le “fusioni” varie dei tanti “riformatori allo sbaraglio”. E mentre da noi quelli di sinistra vogliono accorpare tutto scopriamo, per esempio, che in Francia sono presenti circa 35000 servizi pubblici di fornitura di acqua potabile e gestione delle acque reflue. E cioè, 14.157 acquedotti, 17.513 sistemi collettivi e 3.594 sistemi indipendenti di gestione delle acque reflue. Lo sa bene l’ex on. Marisa Abbondanzieri, ex sindaco arceviese e poi presidente Ato 2 Marche centro e contemporaneamente presidente Anea, che è l’associazione che raggruppa le tante Ato italiane. Perché lo dice proprio una pubblicazione della “sua” Anea su L’assetto della governance locale nel settore idrico, a pagina 42. In Francia, dove “non è presente un ente a livello nazionale per la regolazione economica”, “Per assicurare concorrenza nel mercato, la legge Barnier (1995) introduce limitazione temporale alla durata dei contratti e include una rinegoziazione automatica dei contratti ogni cinque anni”. Da noi, invece, prima introduciamo il gestore unico con affidamenti trentennali, poi facciamo di tutto per “fonderli”. E visto che ci siamo, eliminiamo anche l’obbligo della gara per il conferimento del servizio. Facendo tutto “ntra de lora”, come dice il nostro lettore. Per fortuna che poi ci pensa il TAR a rimettere le cose a posto. Almeno per un po’. Ma ritorniamo alle fantastiche economie di scala inversamente proporzionali all’ampiezza degli enti interessati. Il “luminare” Valeria Mancinelli, come la chiama il nostro lettore, con i suoi 18.834.715,08 euro di spese per i rifiuti, come da consuntivo 2016, pone a carico di ogni anconetano (100.696 al 01.01.2017, dati Istat) la cifra di € 187 e rotti, noi a Montenovo con i nostri 381.932,61 euro di impegni 2016 ne spendiamo solo € 116 per ciascuno dei 3.292 abitanti (01.01.2017, dati Istat). Se il sindaco Mancinelli si aspetta una “calo” del 20% e, perciò far spendere ad ogni anconetano € 149,6, per effetto della tariffa unica di cui parla l’amministratore delegato di AnconAmbiente e direttore generale di Multiservizi, quell’importo  lo pagherà anche ogni montenovese. Il che vuol dire che noi avremo un aggravio di circa il 29%. Eccole, nel crudo linguaggio dei numeri, le economie di scala di cui tanto si blatera. Se cerchiamo conferma con un Comune ancora più piccolo del nostro, come Castelleone di Suasa, vediamo che lì nel 2016 per i rifiuti hanno speso € 186.858,11 complessivi, pari ad € 114,71 a testa (abitanti 1.629 al 01.01.2017, dati Istat). Non a caso Castelleone di Suasa non ha aderito alla “fusione a freddo” con Senigallia la Magna, e non è ancora un caso che il suo sindaco, tutt’altro che sempliciotto, non appartiene alla “scuderia” del Partito Deformatico. Ma il famoso assunto che più è grande l’ente meno si spende è smentito anche da un altro dato. Ancona per gli “organi istituzionali”, cioè gli amministratori, sindaco Valeria Mancinelli in testa, ha speso nel 2016 ben € 1.239.524,54, cioè € 12,31 circa per ogni abitante, noi € 11,06, ovvero € 36.424,60 totali. Verrebbe proprio da dire; lasciamo a loro i “luminari” e teniamoci stretti i nostri piccoli Comuni, cercando di farci rappresentare da chi  proprio “sempliciotto” non è. Ma torneremo ancora sull’argomento, perché le cifre sono grosse e tutti noi rischiamo di pagare sempre di più, come prospetta la diatriba su rifiuti e TAR.

da montenovonostro