Da San Pietro in Vaticano: Il Papa e il dialetto per fede, famiglia, patria e paese Stampa
Lunedì 08 Gennaio 2018 16:10

Da San Pietro in Vaticano Il Papa e il dialetto per fede famiglia patria e paeseL'omelia. Papa battezza 34 bimbi: genitori parlate il «dialetto dell’amore»

Redazione Internet lunedì 8 gennaio 2018

Il segno della Croce sulla fronte, ha suggellato stamane il Battesimo impartito da Francesco a 34 bambini

18 bimbe e 16 bimbi: i loro nomi sono risuonati sotto le volte michelangiolesche. Voi li avete portati al Battesimo – ha detto il Papa ai genitori – “e questo è il primo passo per quel compito che avete” di trasmettere la fede. Ma non basta: Noi abbiamo bisogno dello Spirito Santo per trasmettere la fede, da soli non possiamo. Poter trasmettere la fede è una grazia dello Spirito Santo.

Per questo, ha spiegato Francesco, avete portato qui i vostri figli, perché ricevano la Trinità, “che abiterà nei loro cuori”. Poi una raccomandazione a trasmettere la fede “nel dialetto della famiglia”, “di mamma e papà, di nonno e nonna”. Un ‘dialetto’ indispensabile: Se a casa non si parla fra i genitori quella lingua dell’amore, la trasmissione non è tanto facile, non si potrà fare. Non dimenticatevi.

“Poi verranno i catechisti – ha aggiunto il Papa - a sviluppare questa prima trasmissione, con idee, con spiegazioni”. E c’è poi un altro ‘dialetto’, quello dei bambini, da ascoltare per crescere nella fede. Gesù, infatti, “ci consiglia di essere come loro, di parlare come loro”.

Noi non dobbiamo dimenticare questa lingua dei bambini, che parlano come possono, ma è la lingua che piace tanto a Gesù e nelle vostre preghiere siate semplici come loro, dite a Gesù quello che viene nel vostro cuore come lo dicono loro.

Infine la premura di Francesco verso i bimbi e le loro esigenze, prima di proseguire la Messa dopo l’omelia: Se loro incominciano a fare il concerto è perché non sono comodi o hanno troppo caldo o non si sentono a loro agio o hanno fame… Se hanno fame, allattateli, eh! Senza paura, dategli da mangiare, che anche questo è un linguaggio di amore.

Papa Francesco all’Angelus chiede di ricordare la data del proprio battesimo

Avere sempre nella memoria la data del proprio battesimo, data della nostra santificazione iniziale. Così il Papa all’Angelus , subito dopo la Messa nella Festa del Battesimo del Signore, nella quale – dice – “ho avuto la gioia di battezzare” 34 bambini. Si tratta di una festa che invita ogni cristiano a fare memoria di questo Sacramento. E, infatti, Francesco, come altre volte, esorta a chiedere, a parenti o padrini, la data del proprio battesimo se non la si conosce o la si è dimenticata

Lo Spirito Santo dono che il Padre ci ha fatto nel giorno del battesimo

Infine, il Papa ricorda che è lo Spirito Santo l’artefice del battesimo di Gesù e del nostro. E’ lo Spirito “che apre gli occhi del cuore alla verità”, che ci spinge “sul sentiero della carità” e “ci trasmette la tenerezza del perdono divino”.
E quella data dobbiamo sempre averla nella memoria perché è una data di festa, è la data della nostra santificazione iniziale, è la data nel quale il Padre ci ha dato lo Spirito Santo che ci spinge a camminare, è la data del grande perdono. Non dimenticatevi: quale è la mia data del battesimo?

L’umiltà di Gesù, che si fa carico di tutti noi

Papa Francesco si sofferma, poi, sulla grande umiltà di Gesù: Colui che non aveva peccato, si mette in fila con i penitenti per ricevere il battesimo nel fiume Giordano manifestando così la sua disponibilità a “immergersi nel fiume dell’umanità” prendendo su di sé le debolezze degli uomini e condividendo il loro desiderio di superare ciò che allontana da Dio e rende estranei ai fratelli. “Come a Betlemme – sintetizza Francesco - anche lungo le rive del Giordano Dio mantiene la promessa di farsi carico della sorte dell’essere umano, e Gesù ne è il Segno tangibile e definitivo”. “Si fa carico di tutti noi, nella vita, nei giorni”, ribadisce.

Da Avvenire.it di lunedì 8 gennaio 2018.

Da cristiani cattolici accogliamo con gioia e gratitudine il magistero petrino, anche nella parte, tra le altre, in cui difende il primato del “dialetto” come mezzo efficace di trasmissione della fede. Aggiungiamo che il dialetto è mezzo davvero efficace di trasmissione, oltre che della fede e dell’amore della famiglia che stanno al primo posto, anche dell’amore della patria e dell’amore per il paese natale, che vengono subito dopo.

da montenovonostro