Dall’Italia: Toghe terse e toghe terze |
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Martedì 05 Dicembre 2017 16:28 |
Chiediamo toghe terse e toghe terze. Non è uno scioglilingua. E’ un punto fermo sul terzo pilastro del nostro impegno ideologico: la Giustizia. Quale giustizia potrà mai essere assicurata ai cittadini da una Magistratura che non fosse limpida nel suo operato inquirente e giudicante e quale giustizia potrà mai essere assicurata da una Magistratura che non fosse equidistante e super partes? Vogliamo le “toghe” (nel senso di
magistrati) terse (nel senso che devono essere oneste e limpide) e terze (nel senso che devono essere estranee ai giochi di parti politiche). La vicende di questi ultimi giorni solo illuminanti: una pluralità di magistrati risultano inquisiti e alcuni di loro condannati per reati che allarmano l’opinione pubblica, come la corruzione in cambio di verdetti favorevoli. Certo, non tutti i magistrati sono corrotti, ma è altrettanto certo che tanti e troppi lo sono. Per far cessare questo scandalo bisogna rafforzare gli strumenti di dissuasione, oltre che di prevenzione. E la dissuasione efficace potrebbe essere quella del raddoppio edittale delle pene se a commettere i reati sono magistrati o forze dell’ordine. Per la prevenzione (che è argomento particolarmente delicato) deve essere rafforzato il potere di controllo da parte del Consiglio Superiore della Magistratura. Questo per quanto riguarda le “toghe terse”, cioè limpide e trasparenti. Diverso il discorso delle “toghe terze”, cioè imparziali e lontane dalle parti politiche. Non viene dato un bell’esempio di imparzialità l’affollamento di magistrati eletti dai partiti in Parlamento, come si verifica in questi anni recenti. Sono obiettivamente troppi i magistrati politicizzati. Addirittura uno, il presidente del Senato Grasso, non si accontenta più del essere stato eletto da un partito e di assolvere alle sue funzioni di imparziale “conduttore” dei lavori parlamentari del Senato. E’ la seconda carica dello Stato, ma sta addirittura prendendo parte alla costituzione di un nuovo partito politico di sinistra, apprestandosi a diventarne il capo. Ci pare francamente troppo. Così si fornisce pretesto all’opinione pubblica di domandarsi se simili sbilanciamenti di parte possano davvero garantire quella imparzialità che si richiede al presidente del Senato e alla seconda carica dello Stato, ma soprattutto se così non si finisca per fornire pretesto all’opinione pubblica di dubitare dell’imparzialità del giudice. Ora è chiaro che la Magistratura è un organo fondamentale dello Stato e il suo giudizio di imparzialità non può essere messo in discussione per nessun motivo. E c’è un solo modo per farlo. Introducendo una norma che vieta a chi ha fatto politica l’accesso alla Magistratura e che vieti ai magistrati, prima, durante e dopo l’espletamento della loro funzione inquirente o giudicante, di fare politica. I magistrati hanno uno status del tutto singolare, per non dire privilegiato. Facciamo in modo che la loro immagine risulti nei fatti, ma anche nelle apparenze, fuori e separata dalle lotte di parte. L’abbiamo detto altre volte e continueremo a dirlo, anzi, ci impegniamo a introdurre nel nostro programma amministrativo l’intenzione di promuovere ogni utile iniziativa politica per giungere alla vera e totale separatezza dei magistrati dalla vita politica attiva. Per questo apprezziamo le dichiarazioni odierne del Procuratore Nazionale Antimafia Federico Cafiero De Raho che ha detto: "Io da sempre sostengo che chi eserciti una delle funzioni dello Stato così importante come quella giurisdizionale non debba poi entrare in politica, passando da un potere all'altro". Giustissimo: così il motto scritto nelle aule dei Tribunali “la Giustizia è uguale per tutti” potrà essere, ma anche apparire, davvero tale e si potranno avere toghe terse e toghe terze.
da montenovonostro |