Ostra Vetere: Per una lettrice, sull’alluvione di Senigallia è stata chiusa l’inchiesta Stampa
Mercoledì 06 Settembre 2017 18:14

Ostra Vetere Per una lettrice sull alluvione di Senigallia è stata chiusa l inchiestaCi scrive un nostra lettrice che dice: “Non ricordo di averti inviato altri comunicati e/o link , su quel tema. Ti ho, invece , inviato, un link sul tema  della alluvione che interessò Senigallia, il 3/Maggio/2014, emesso dall'Ansa. Questo, perchè , sono rimasta sorpresa del fatto, che, nessuna testata giornalistica , faccia riferimento ad eventuali responsabilità derivanti dall'errata gestione e collocamento del Depuratore di Ostra Vetere , causa della tracimazione delle abbondanti acque che , poi,trovarono ostruzione all'altezza della frazione Pongelli di Ostra Vetere . Questo, quanto è a mia conoscenza. Naturalmente, le rilevazioni dei Carabinieri della Forestale, si riferiscono ad altri , pur validi, elementi a cui fanno capo a precise responsabilità . Sai dirci qualcosa, tu, Montenovonostro? Grazie. Una lettrice”, che allega anche il seguente comunicato dell’ANSA, una delle maggiori agenzie giornalistiche italiane, delle scorso 29 agosto 2017: “Alluvione Senigallia, chiusa inchiesta. E' stata colpa dell'uomo se l'alluvione del 3 maggio del 2014 a Senigallia ha provocato tre vittime e danni per oltre 100 milioni. Gli argini del fiume Misa privi di manutenzione, le casse di espansione mai realizzate, aree della città già colpite da esondazioni escluse dalle misure di allertamento e soccorso, un Piano di protezione civile comunale ''inapplicabile'' e ''gravi disservizi e scarsa organizzazione'' nella gestione dell'emergenza: sono un duro atto d'accusa a carico di amministratori e funzionari preposti alla tutela del territorio le conclusioni della procura di Ancona sulle cause del disastro. Dopo una richiesta di proroga di pochi giorni, oggi il pm Irene Bilotta ha incaricato i Carabinieri forestali di notificare 11 avvisi di chiusura delle indagini per reati che vanno dall'omicidio colposo plurimo al disastro colposo, al rifiuto di atti d'ufficio. Il sindaco Maurizio Mangialardi, il suo predecessore Luana Angeloni, Fabio Gagliardi e Massimo Sbriscia dell'Ufficio Ambiente della Provincia di Ancona, Mario Smargiasso e Marcello Principi dell'Autorità di bacino, Libero Principi e Roberto Renzi degli uffici Lavori Pubblici e Ambiente della Regione Marche, e altri, avranno 20 giorni di tempo per presentare memorie o chiedere di essere sentiti dal pm, che poi deciderà sulle richieste di rinvio a giudizio o l'archiviazione. Oltre 30 mila pagine di documenti, 118 testimonianze, ore di filmati girati dagli elicotteri delle forze di polizia, insieme alla perizia di un consulente tecnico, hanno delineato un quadro di presunte responsabilità molto ampio. Si 'salva' solo il Centro funzionale della Regione, che emanò con ''congruo anticipo'' gli avvisi di condizioni meteo avverse: il piano di Protezione civile del Comune però era carente e ''inapplicabile'', le attività di vigilanza idraulica e servizio di piena vicino agli argini del Misa ''totalmente inadeguate''. Più di tutto, osserva Bilotta, hanno pesato ''il grave stato di abbandono'' delle arginature del fiume, invase da vegetazione e tane di animali per ''carenti attività di programmazione da parte della Regione'' e ''lavori tecnicamente inadeguati e non rispondenti alle priorità del Piano di assetto idrogeologico''. Su richiesta del Comune poi, dal perimetro delle aree a rischio idrogeologico del Pai erano stati cancellati quartieri come Borgo Molino e Borgo Bicchia (dove ha perso la vita un anziano, travolto dalle acque) e parte del centro storico, colpiti dall'alluvione del 1976. Le casse di espansione del Misa, indispensabili per proteggere l'abitato e finanziate con fondi statali fin dal 1990, non sono state mai realizzate, mentre 500 mila euro di fondi europei sono andati ad una pista ciclabile, la 'PercorriMisa', e non ad ''opere prioritarie di difesa idrogeologica''. Anche i lavori della nuova darsena portuale, realizzati nel 2008 dal Comune, potrebbero aver aggravato il rischio alluvionale”. Questo è quanto ci invia la nostra lettrice, che alla fine chiede: “Sai dirci qualcosa, tu, Montenovonostro? Grazie”. E che cosa potremmo noi dire alla nostra lettrice? Ci pare che abbia già detto tutto la magistratura inquirente, con la raffica di comunicazioni giudiziarie notificate ai responsabili. “montenovonostro” non può, confermando tutto ciò che sull’argomento ha scritto in questi anni, che attenersi scrupolosamente alla conclusioni della magistratura. Specificando tuttavia che ancora siamo in una fase appena iniziale del lungo iter giudiziale che attende gli inquisiti. Certo, fa un po’ impressione apprendere che le “casse di espansione”, che avrebbero dovuto allagare i terreni agricoli all’altezza di Vallone per non far arrivare tutta l’acqua del Misa addosso alla città di Senigallia, e delle quali sentivamo parlare addirittura negli anni Ottanta, durante le snervanti riunioni dell’Associazione Intercomunale delle Valli Misa e Nevola, come cosa quasi fatta o giù di lì, passati quasi quarant’anni sono ancora nel libro dei sogni. Peccato. Certo, fa ancora più impressione apprendere le altre considerazioni della nostra lettrice sulle concause scatenanti dell’alluvione, quali il tragico errore commesso a casa nostra dall’amministrazione “sfascista” di tanti anni fa che decise di “sfasciare” il progetto dei depuratori per concentrare tutti i deflussi delle acque sia nere e, soprattutto, di quelle cosiddette “bianche” (le prime delle fognature e le seconde delle acque piovane dei tetti incanalate nelle grondaie innestate direttamente nelle fognature), provenienti da ben tre fossi, tutte nell’unico fosso del Vallone, ostruito dall’insufficiente “luce” del ponte sotto la strada statale arceviese a Pongelli, che non poteva consentirne il deflusso, come puntualmente aveva segnalato la ben più attenta minoranza consiliare di allora. Ma si sa (e lo sappiamo bene noi che onoriamo nel patrono la “voce di colui che grida nel deserto”) che le Cassandre (cioè i lungimiranti e previdenti saggi) non sono quasi mai ascoltate per tempo e devono solo concludere mestamente: “Io l’avevo detto”. Ora, però a dirlo è la magistratura, non ancora per il caso del depuratore di Ostra Vetere, bensì solo per i morti e i danni a Senigallia. Cos’altro potremmo noi aggiungere ora? Che anche noi stiamo con “gli alluvionati, la Magistratura e le Forze dell'ordine”, anche se, per una lettrice, sull’alluvione di Senigallia è stata chiusa l’inchiesta.

 

da montenovonostro