Rigopiano (PE): Ma se dovesse risuccedere, di chi è la colpa? Stampa
Giovedì 26 Gennaio 2017 16:15

Rigopiano PE Ma se dovesse risuccedere di chi è la colpa?Nuovi tasselli si aggiungono alla tremenda tragedia dell’hotel Rigopiano, travolto da una valanga che ha fatto decine di morti e feriti. Adesso si cerca di capire quanta, quale e da chi commessa imprevidenza c’è stata a monte della tragedia. Se, cioè, si è fatto di tutto per evitarla e soprattutto se quell’albergo poteva essere costruito proprio in quel posto così pericoloso. Adesso si scopre che già due anni fa una anticipazione di quello che è accaduto adesso era già avvenuta. Due anni fa, stesso albergo, stesso problema: la strada bloccata a causa di una tormenta di neve. Un fatto passato inosservato perché all’epoca non ci furono vittime, sebbene riferito dai giornali dell’epoca. Scriveva il quotidiano locale Il Centro l'8 marzo del 2015: “Emergenze si sono verificate a Farindola, Pietranico, Corvara, Villa Celiera, Civitella, Rigopiano e Carpineto che, da ieri, è rimasta anche senz’acqua”. “Non solo la mancanza di corrente elettrica e di acqua in molti comuni, ma anche l’impraticabilità delle strade ha prolungato l’emergenza nelle zone più montane e interne della provincia, come l’area vestina dove la neve ha raggiunto i due metri. A farne le spese sono state decine di famiglie residenti nelle contrade e nelle frazioni più defilate, ma anche gli ospiti e i dipendenti, una ventina di persone in tutto, del prestigioso hotel Rigopiano, il resort a 4 stelle frequentato da vip e stranieri”. L’hotel Rigopiano, si legge ancora nel giornale, è rimasto bloccato “da due metri di neve, infatti, la spa a 1.200 metri di altezza è rimasta completamente isolata dopo l’ingente nevicata di giovedì”. A salvare dal dramma i clienti e il personale dell’albergo era stata una telefonata effettuata dal direttore della struttura ai carabinieri di Farindola. Che a loro volta avevano chiesto l’intervento della prefettura di Pescara. Il piano di intervento quella volta aveva funzionato, grazie soprattutto alla prontezza e al solito coraggio dei vigili del fuoco di Pescara, giunti dove c’era bisogno con un elicottero, “l’unico mezzo in grado di raggiungere la struttura e far arrivare agli ospiti quello di cui avevano bisogno in attesa che la Provincia facesse il resto”. Ovvero, inviasse le turbine, “arrivate poi ieri pomeriggio a Rigopiano per liberare, dopo un lungo lavoro, la strada e gli accessi al resort”. “Un’avventura a lieto fine per le venti persone rimaste letteralmente prigioniere della struttura che, pur attrezzata per l’emergenza con un generatore di corrente, ha dovuto comunque utilizzarlo a singhiozzo per garantire la luce e il riscaldamento più a lungo possibile”.  Non altrettanto è successo due anni dopo, il 18 gennaio di quest’anno, quando su Rigopiano si è scatenato il finimondo. Ora la vicenda si presta a molte letture, ma soprattutto lancia un monito: non è mai sufficiente il livello di prevenzione, perché la realtà talvolta sopravanza ogni previsione. E se è così, come lo è stato per Rigopiano, possiamo stare tranquilli noi a Montenovo? Qui c’era un ospedale che poteva sopperire alle immediate necessità di assistenza. Adesso non c’è più. Qui c’era una RSA che poteva fornire una qualche assistenza sanitaria. Adesso non c’è più. Qui c’era un piano di protezione civile che con il finanziamento ottenuto prevedeva la costruzione dell’area per una tendopoli attrezzata anche di pista di atterraggio per gli elicotteri, esposta a sud per un miglior soleggiamento e protetta da tutti i venti più freddi. Non è stata più fatta. Avrebbe dovuto essere servita da un depuratore anche per le tende e i prefabbricati da istallare. Ma è stato spostato ed è’ stato fatto nel fosso sbagliato, perché devia le acque verso i pozzi dell’acquedotto comunale, con tutti i rischi conseguenti. E inoltre raddoppia la portata delle acque convogliare, ma non è stato realizzato lo sfogo a valle, bloccato da un ponte sulla strada provinciale dalla luce insufficiente. E così poco più di due anni fa (analogo paragone con la vicenda di Rigopiano), il 3 maggio 2014 quel fosso è esondato, allagando con liquami maleodoranti la zona industriale di Pongelli, producendo gravi danni alla zona e innescando il progressivo allagamento a valle, giù giù fino a Senigallia, dove ci sono stati anche morti. Avevamo documentato tutto più volte e da ultimo sia con il nostro comunicato di Sabato 10 Settembre 2016 (pochi mesi fa) dal titolo “Ostra Vetere: Almeno per ora sui fatti dell’alluvione 2014 a Pongelli” (http://www.ccpo.it/comunita/montenovonostro/34393-ostra-vetere-almeno-per-ora-sui-fatti-dellalluvione-2014-a-pongelli) e sia con il comunicato del successivo Giovedì 22 Settembre 2016 intitolato “Ostra Vetere: Come volevasi dimostrare” (http://www.ccpo.it/comunita/montenovonostro/34574-ostra-vetere-come-volevasi-dimostrare). Tutti segnali che dimostrano quanto sia vulnerabile anche il nostro territorio comunale e quanta imprevidenza di amministrazioni sfasciste sia capace di sfasciare ogni presidio di prevenzione e protezione che c’era prima e che adesso non c’è più. Senza ospedale, senza RSA, senza tendopoli, senza eliporto, con un depuratore nel fosso sbagliato che innesca alluvioni e potrebbe inquinare i pozzi dell’acquedotto, quale prevenzione e protezione sarà mai possibile in caso di calamità a Montenovo? A Rigopiano c’era stato un precedente significativo e non è stato sufficiente. Ma anche da noi c’è stato un precedente significativo. Non ci basta ancora? Ma il sindaco ci risponde “Circa il progetto della tendopoli non si conoscono le ragioni che hanno condotto ad accantonarlo né i nominativi degli amministratori responsabili di tale scelta”, come riportato anche nel comunicato dello scorso Lunedì 23 Gennaio 2017 intitolato “Rigopiano (PE): Una tragedia che farà discutere a lungo” (http://www.ccpo.it/comunita/montenovonostro/36413-rigopiano-pe-una-tragedia-che-fara-discutere-a-lungo). Ma se dovesse risuccedere, di chi è la colpa?

da montenovonostro