Ostra Vetere: Montenovo tra forza del diritto e diritto della forza Stampa
Mercoledì 25 Marzo 2015 22:37

Ostra Vetere Montenovo tra forza del diritto e diritto della forza  Ad approfondire il valore concettuale del terzo pilastro della ideologia di “montenovonostro” (la GIUSTIZIA), è illuminante un capitoletto della grande scrittrice e storica italiana Marta Sordi nel suo volume “Il mondo greco dall’età arcaica al Alessandro”, alle pagine 89-92, che, fatte le debite proporzioni di luogo, di spazio e di tempo, spiega bene per analogia la situazione che Montenovo sta vivendo oggi, a 2.400 anni di distanza dalla crisi ideologica e politica che travolse Atene al termine della guerra peloponnesiaca nel 405 a.C. Gli uomini non cambiano: ieri, oggi e domani saranno sempre in grado di elaborate grandi idee e fare grandi cose, come di provocare l’esatto opposto. E’ l’altalena della storia, che va un po’ di qua e un po’ di là. Adesso, anche a Montenovo, la storia va “un po’ di là”. Scrive Marta Sordi a proposito di Atene, “Mantiene piena validità il monito che Frinico aveva rivolto nel 412 a quegli Ateniesi che credevano di poter salvare Atene e l'impero mutando le democrazie in oligarchie nelle città alleate: "perchè non era la schiavitù che esse volevano sotto un regime oligarchico o democratico, ma la libertà... Sotto il regime oligarchico non c'era da aspettarsi che condanne arbitrarie e morti violente; la democrazia costituiva invece per loro un'ancora di salvezza" (Thuc. VIII 48)”. E scrive più sotto: “gelosa dei suoi privilegi, non è un caso che proprio nel momento della massima espansione democratica, con l'estensione ai teti del diritto elettorale passivo, mentre cadono fra i  cittadini tutte le discriminazioni di nascita e di censo, la cittadinanza piena venga riconosciuta in Atene solo ai nati da padre e madre ateniese. Diversamente da Roma che seppe propagare la civitas al di là dei confini dell'urbs, Atene non riuscì e non volle, nel periodo della sua massima potenza, espandere la sua cittadinanza al di fuori dell'Attica. (…) La crisi che travolse Atene aveva radici religiose e morali e non solo politiche. L'epoca della guerra del Peloponneso è anche l'epoca della sofistica, con la relativizzazione dei valori e della legge e la teorizzazione del diritto della forza: Aristofane ne coglie lucidamente (sia pure confondendo Socrate con i Sofisti) l'azione devastante nella contrapposizione fra il Discorso Giusto e il Discorso Ingiusto nelle Nuvole. La sofistica contribuì in modo non irrilevante, non solo alla caduta di Atene e del suo impero, ma anche alla messa in crisi della polis e dei suoi valori morali ideali, ponendo le premesse per la nascita, nel IV secolo, della tirannide”. Per comprendete appieno la vicenda, è necessario riflettere sul concetto di “democrazia”, che è il governo del popolo attraverso suoi numerosi rappresentati (ad esempio i 20 consiglieri comunali di parecchi anni fa), e sul concetto di “oligarchia”, che è il governo di pochi (come si soli 8 consiglieri attuali, e addirittura solo i 6 di una maggioranza chiusa su se stessa e ostile a riconoscere alcun diritto a chi la pensa diversamente, come ora). E se non c'è da aspettarsi, forse, condanne arbitrarie e morti violente come ad Atene, tuttavia si soggiace a decisioni arbitrarie e azioni forzate come a Montenovo. Tutto ciò, perché gli oligarchi hanno rovesciato ogni sano principio di giustizia, che si fonda sulla “forza del diritto”, per degenerare in “diritto della forza”, cioè nel potere presunto di “comandare” un “impero” (oggi “autonomia comunale”) in virtù dell’innegabile voto elettorale ottenuto, anziché “servire” i “teti”, cioè il popolo minuto, che viene escluso dalla “cittadinanza” se non ha i richiesti requisiti “da anagrafe politica”, sulla base del principio di “predominio” su tutto e su tutti. Ma la sofistica, con la relativizzazione dei valori e della legge, e la teorizzazione del diritto della forza, coltiva solo la tirannide. Esattamente come 2.400 anni fa.

 

da montenovonostro