Ostra Vetere: Chi parla straniero è perché ha qualcosa da nascondere agli italiani? Stampa
Martedì 23 Dicembre 2014 17:44

Ostra Vetere Chi parla straniero è perché ha qualcosa da nascondere agli italiani?  Da qualche tempo a questa parte si registra una crescente propensione nella comunicazione sociale ad accentuare il fenomeno dell’esterofilia. Una marea di parole straniere sta inondando giornali e televisioni, con un parossismo incomprensibile e ingiustificato. Che cosa sta spingendo i giornalisti a scrivere e parlare sempre più spesso in lingue straniere? E soprattutto, che cosa sta spingendo i politici a ingigantire questa tendenza? E come giudicare il fenomeno? Si tratta di un fatto di positiva apertura alla globalizzazione o si tratta invece di una moda non condivisibile? Premesso che “montenovonostro” giudica una bella cosa conoscere le lingue straniere, perché è un aspetto della “libertà”, non ha quindi niente da rimproverare ai giornalisti che si dilettano in una simile pratica esterofila: fanno un lavoro che è condizionato dai tempi e, purtroppo, dalle mode. Così gira il mondo. Ritiene tuttavia di sollevare molti appunti a questa pratica, che non è certo “innocua”. Da una parte spinge a conoscere sempre più le lingue degli altri. Ma dall’altra relega coloro che non conoscono le altre lingue in una zona di minorità relazionale. Usare parole straniere a ripetizione non fa bene alla comprensibilità dei discorsi. Se questa “esterofilia” non viene accettata, i lettori e gli spettatori possono sempre fare a meno di comperare i giornali esterofili e cambiate canale televisivo dal linguaggio incomprensibile. Ma come la mettiamo quando a fare sfoggio di esterofilia sono i politici? Perché mai i politici dovrebbero usare parole straniere, che molto spesso sono incomprensibili ai comuni cittadini? Un politico serio dovrebbe porsi l’obiettivo minimo di farsi capire al meglio dai propri elettori. E quindi dovrebbe sforzarsi di usare un linguaggio semplice e comprensibile, con parole chiare e consuete. Mai dovrebbe ricorrere, un politico serio, a un linguaggio contorto, complicato e incomprensibile. Mai dovrebbe usare parole straniere. Proprio per non mettere gli ascoltatori nelle condizioni di non comprendere appieno che cosa sta dicendo. Questo dovrebbe essere il comportamento di ogni buon politico serio. E allora perché i politici non fanno così? Perché infarciscono i loro discorsi contorti di parole straniere? Ma è semplice, il perché. Per due motivi: primo perché evidentemente quei politici non sono “buoni politici, seri e rispettosi dei loro elettori” e, per secondo, perché sono anche “pessimi politici, tutt’altro che seri, e pure irrispettosi dei loro elettori”. E lo fanno anche apposta: per non farsi capire e per non farci capire. E siamo alla “torre di Babele”. Perché la verità è che chi parla straniero è perché ha qualcosa da nascondere agli italiani, altro che “spending review”, “job act”, “and company”.

da montenovonostro