Ostra Vetere: Con le mani nel sacco delle compagnie equivoche, ma tanto la faziosità non recede Stampa
Martedì 09 Dicembre 2014 22:33

Ostra Vetere Con le mani nel sacco delle compagnie equivoche ma tanto la faziosità non recedeC’era un tempo in cui un ministro ai beni culturali si è dovuto dimettere solo perché era crollato un muro a Pompei, ricordate? Difficile attribuirgli una responsabilità diretta e personale se duemila anni di vecchiaia avevano indebolito un muro decrepito, sbriciolatosi in un angolo sperduto d’Italia, foss’anche Pompei. Ma tant’era: il giustizialismo di allora portava anche a questi estremi. Ma chi agitava senza freni allora il giustizialismo ha cambiato casacca e, da oppositore incallito che era, è diventato adesso Ostra Vetere Con le mani nel sacco delle compagnie equivoche ma tanto la faziosità non recede“responsabile”. Ma non si dimette più, nonostante le evidenti responsabilità, quantomeno sul piano dell’immagine, se non sul piano giudiziario. Non sappiamo se quel ministro a suo tempo dimissionario sia mai andato a Pompei, tuttavia si è dimesso. Adesso, nell’immondo crogiolo di quella che è definita “mafia capitale”, né ministri, né sindaci si dimettono, incollati alle poltrone che non lasceranno mai, nonostante le prove più evidenti di frequentazioni certamente non commendevoli, ma che tutti misconoscono fino alla prova fotografica che li inquadrano in ameni conversari con i protagonisti dello scandalo capitale, finiti in galera per le ruberie multimilionarie ai danni degli italiani. Solo l’ex sindaco Alemanno ha fatto un timido passo indietro, autosospendendosi dal partito Fratelli d’Italia, solo l’assessore capitolino PD Daniele Ozzimo e il presidente PD del Consiglio comunale romano Mirko Coratti si sono dimessi, tutti perché hanno ricevuto avvisi di garanzia. Non lo hanno fatto né il ministro del lavoro PCI-PDS Giuliano Poletti, fotografato a cena con gli arrestati di “mafia capitale”, né si è dimesso il sindaco di Roma Ignazio Marino che negava di aver mai conosciuto l’arrestato “dominus” dello scandalo Salvatore Buzzi, fino a quando non è stato sbugiardato da numerose fotografie che lo ritraevano insieme a lui e dal quale aveva ricevuto anche un consistente “finanziamento” elettorale. Sia chiaro: “montenovonostro” non chiede le dimissioni di nessuno, perché le dimissioni sono l’esatto opposto del dovere di governare assunto dagli eletti. E prima di giudicare i comportamenti degli uomini attende il giudizio della magistratura, poiché nessuno è colpevole fino al terzo grado di giudizio. Tantomeno può essere sfiorato da sospetto chi non ha nemmeno ricevuto avvisi di garanzie. Rimangano quindi Poletti e Marino al loro posto. Tuttavia, di fronte a quelle foto, non si capisce perché entrambi non sentano almeno il dovere di giustificarsi adeguatamente per quelle “inopportune” frequentazioni. Eppure il Presidente del Consiglio dei Ministri PD Matteo Renzi tuona contro i corrotti, il ministro dell’Interno NDC Angelino Alfano chiede al Prefetto di valutare lo scioglimento del Comune di Roma per infiltrazioni mafiose, il Presidente del Senato il PD Piero Grasso chiede ai politici una segnale di pulizia, la Presidente della Camera SEL Laura Boldrini chiede un controllo sistematico dei fondi pubblici erogati. Fin qui le dichiarazioni ufficiali. Ma i fatti concreti conseguenti? Dov’è finito il “giustizialismo” della sinistra italiana? Perché mai funziona a senso alterno? Era più disdicevole essere al vertice ministeriale di quel muro sbrecciato dai secoli, oppure aver ricevuto cene calde e soldi freschi da simili “compagni”? Viene da pensare che due pesi e due misure sia prassi corrente di inaffidabilità politica e di faziosità di parte.

da montenovonostro