Ostra Vetere: Anche LAltroGiornale pubblica la critica ai “pugni” dell’Amministrazione Stampa
Sabato 29 Novembre 2014 23:18

Ostra Vetere Anche LAltroGiornale pubblica la critica ai pugni dell AmministrazioneAnche il giornale di informazione per Senigallia e il suo comprensorio “LAltroGiornale” diretto dal giornalista Elpidio Stortini pubblica la critica ai “pugni” dell’Amministrazione Comunale in occasione della Giornata contro la Violenza sulle Donne, dandogli ampio rilievo. Riportiamo allora il riferimento al comunicato (http://www.ccpo.it/comunita/montenovonostro/24554-ostra-vetere-meme-a-pugni-non-si-deve-prendere-nessuno-ne-tu-ne-noi) e lo stralcio finale: “Non abbiamo niente da ridire sullo spettacolo, lo ripetiamo, ma non concordiamo affatto con quella inopportuna titolazione. Nessun’altro Comune, istituzione o ente ha adoperato un titolo così. Che cosa significa “Prendiamo a pugni la violenza sulle donne”? Non è forse un esplicito invito, quasi una sobillazione a opporre violenza a violenza? “Prendiamo”, usando la prima persona plurale del verbo, significa che i promotori intendono coinvolgersi e coinvolgere anche noi in una iniziativa aggressiva, usando appunto i “pugni” contro altri aggressori. Ma tutti sanno che due torti non hanno mai fatto una ragione. Tutti sanno che in uno Stato di diritto a nessuno è lecito usare la violenza, nemmeno per nobili motivi. E che a nessuno è lecito sobillare azioni violente. E’ lo Stato che dove “prevenire” e, se necessario, anche “reprimere” come in questo caso, ma non possono e non debbono farlo i singoli con una violenza privata. Soprattutto non può essere una istituzione a infrangere ogni sano concetto di “Stato di diritto”, non può sobillare nessuno a farsi giustizia da solo, sostituendosi allo Stato. Così si pubblicizza il ritorno alla giustizia privata, al “dente per dente”, alla “legge del taglione”, alla giustizia sommaria e anarchica. No, non è questo il messaggio che può essere tollerato dai rappresentanti delle istituzioni. Tu non puoi propagandare queste idee: caro Memè, hai sbagliato a mettere quel titolo, hai sbagliato gravemente. Tu non può sobillare la gente a farsi giustizia da sola. Contro la violenza sulle donne deve intervenire lo Stato, non i tuoi pugni, né quelli di nessun’altro, né puoi chiedere che usino i pugni i nostri concittadini o addirittura noi. No, noi non adoperiamo pugni, siamo contro la violenza, contro ogni violenza, anche quella parolaia cui tu e voi fate ricorso. E’ un messaggio sbagliato e grave, il tuo e vostro. Vorremmo augurarci che questa imperdonabile caduta di stile sia, appunto, solo una caduta di stile e che ai risvolti interpretativi, più sopra illustrati, tu non abbia fatto doverosa attenzione e che quel titolo sia stato prodotto solo per leggerezza. Ma da te ci si attende qualcosa di più: “serietà, sobrietà, senso dello Stato”, come abbiamo detto all’inizio. E invece quel titolo manca proprio di “serietà, sobrietà, senso dello Stato”. Dov’è la serietà, in quel titolo? Dov’è la sobrietà? Dov’è il senso dello Stato? Se non chiarisci subito questa vicenda, Memè, quantomeno ammettendo la leggerezza, alimenti il sospetto che questa mancanza di “serietà, sobrietà, senso dello Stato” nasconda, in realtà, proprio l’essenza di un tuo e vostro preciso modo di pensare, la radice di una tua e vostra concezione ideologica che si nutre ancora di un ribellismo mal digerito e, purtroppo, preoccupante. Altrimenti si alimenta lo “sfascismo”.

da montenovonostro