Santo del giorno 18 ottobre: Santi Procolo, Eutiche e Acuzio martiri di Pozzuoli Stampa
Martedì 18 Ottobre 2022 00:00

Santo del giorno 18 ottobre: Santi Procolo, Eutiche e Acuzio martiri di PozzuoliLa vicenda dei martiri puteolani Procolo, Eutiche e Acuzio, va posizionata nel secolo IV, ed è strettamente collegata al martirio del grande e più conosciuto, vescovo san Gennaro e degli altri martiri Sosso, Festo e Desiderio. I nomi dei sette martiri compaiono in sette antichi ‘Atti’, ‘Passio’, ‘Vitae’, sebbene tutti parlando in primo piano di san Gennaro, del suo famoso miracolo della liquefazione del sangue e poi delle varie traslazioni delle reliquie dei martiri, con destinazioni diverse e del loro culto in varie località. Dei vari autorevoli documenti sopra citati, vi sono gli “Atti Puteolani” o “Acta s. Proculi”, che illustrano le gesta del martire Procolo; questi “Atti” furono rinvenuti nell’Archivio della Curia di Pozzuoli e pubblicati per la prima volta dal gesuita bollandista Stilting, nel 1867 a Parigi. Non potendo accedere a questo Archivio, ci si deve limitare a citare quanto raccontano i cosiddetti “Atti Bolognesi”, conservati in un codice del 1180, del monastero bolognese di Santo Stefano dei padri Celestini e che riporta il racconto, già molto noto prima del secolo VII. Mentre infuriava la persecuzione dell’imperatore Diocleziano (284-305) contro i cristiani, il vescovo di Benevento Gennaro, si trovava a Pozzuoli in incognito, per non essere riconosciuto dai pagani, che allora correvano numerosi a consultare la Sibilla Cumana, la quale risiedeva nel suo antro, appunto nella vicina Cuma. Ma la sua presenza era nota anche ai cristiani della zona, perché il trentenne diacono di Miseno, Sosso o Sossio, accompagnato dal diacono Festo e dal ‘lettore’ Desiderio, si recarono più volte a fargli visita con grande cautela e circospezione. I pagani però smascherarono Sosso come cristiano e lo denunziarono al giudice Dragonzio; il diacono di Miseno fu catturato e imprigionato e poi condannato a essere sbranato dagli orsi, nell’anfiteatro di Pozzuoli. Il vescovo Gennaro, Festo e Desiderio, saputo del suo arresto, pur sapendo dei rischi a cui andavano incontro, vollero far visita a Sosso, per portargli il loro conforto; furono anch’essi scoperti, confessarono di essere cristiani e quindi condotti dal giudice Dragonzio il quale, visto il loro rifiuto di abiurare, li condannò alla stessa pena di Sosso. Non si sa bene il perché, ma la sentenza “ad bestias” fu commutata dallo stesso Dragonzio, nella decapitazione per tutti. A questo punto entrano nel racconto i tre puteolani, il diacono Procolo e i laici cristiani Eutiche e Acuzio, i quali protestarono vivacemente contro la condanna, mentre i martiri venivano condotti al supplizio; con la facilità e il fanatismo di allora, furono presi anche loro e condannati alla stessa pena della decapitazione, che ebbe luogo, secondo la tradizione, il 19 settembre del 305, nel Foro Vulcano, nei pressi della celebre Solfatara. Dopo di ciò, il gruppo dei sette martiri campani li si ritrova nel successivo culto, a volte tutti insieme, a volte a coppie, a volte singolarmente; anche nelle catacombe dette di San Gennaro, di San Severo, di San Gaudioso essi sono raffigurati divisi e in diverse catacombe. La storia delle traslazioni delle loro reliquie è ancora più complessa; quelle di san Gennaro dall’agro Marciano presso Pozzuoli, dove sembrano che furono tutti sepolti, furono poi portate a Napoli, poi avventurosamente a Benevento, a Montevergine e poi di nuovo a Napoli. I corpi dei santi Festo e Desiderio, furono sepolti prima fuori Benevento, poi nell’824 nella rinnovata cattedrale di Benevento e poi nell’abbazia di Montevergine. Le reliquie del diacono Sosso o Sossio, vennero accolte con onore nella sua Miseno, città poi distrutta dalle orde saracene nel secolo IX, recuperate furono portate a Napoli e dal 1807 sono custodite e venerate nella città di Frattamaggiore (diocesi di Aversa). Le reliquie di Eutiche e Acuzio, furono conservate nel ‘praetorium Falcidii’, presso la basilica paleocristiana di Santo Stefano, prima cattedrale puteolana, e sembra che nella seconda metà dell’VIII secolo furono deposte nella cattedrale Stefaniana di Napoli. Infine il santo diacono Procolo, patrono principale della città di Pozzuoli, avrebbe trovato una definitiva collocazione nel tempio Calpurniano, trasformato nella nuova cattedrale puteolana. Secondo un documento del IX secolo, forse fittizio, si dice che nell’871, i corpi di Gennaro, Procolo, Eutiche e Acuzio, sarebbero stati portati da un cavaliere svevo nell’abbazia di ‘Angia Dives’ a Reichenau, sul lago di Costanza in Svizzera; effettivamente nel 1780 si rinvennero delle ossa, che in successive analisi e ispezioni fatte nel 1964 a Napoli, confermerebbero che mancano alle reliquie napoletane e puteolane. Nel 1781 Pozzuoli riebbe metà delle reliquie dei tre santi puteolani. L’iconografia pittorica del martirio dei sette martiri è molto vasta, e se pure in primo piano vi è sempre la decapitazione di san Gennaro, intorno a lui, in attesa del loro martirio, oppure a terra già decapitati, gli autori dei quadri hanno sempre inserito gli altri martiri; i tre diaconi Procolo, Festo e Sosso, indossano la tipica ‘dalmatica’ del loro Ordine sacro. Questo dovrebbe portarci a credere, che il giorno della celebrazione dovesse essere il 19 settembre per tutti, invece a questa data si celebra il solo san Gennaro; il 7 settembre Festo e Desiderio; Sosso il 23 settembre; Procolo, Eutiche e Acuzio il 18 ottobre. Forse queste antiche date, passate poi nel ‘Martirologio Romano’, stanno ad indicare, che è probabile che siano stati martirizzati in due gruppi e in due giorni diversi.

estratto da: http://www.santiebeati.it

da Centro Cultura Popolare